Emoji: come funzionano, come nascono e come giocarci – GNU
Sin dalla nascita della messaggistica istantanea ad oggi, le emoji sono diventate uno standard comunicativo comune, tanto da assumere il medesimo significato se impiegate in ogni alfabeto, lingua o Paese – secondo le precise intenzioni dell’Unicode Consortium, un’associazione no-profit istituita per la creazione di nuove emoticons.
Ma come nasce un’emoji, o come viene distribuita non è altrettanto semplice da spiegare: esistono criteri specifici che ne definiscono la creazione, anche se alquanto malleabili, e la loro fama ha raggiunto livelli simili che sono stati realizzati giochi per smartphone che hanno le emoji come protagonisti – per non citare il film in produzione che avrà le emoticons come tematica principale.
Siete pronti dunque per scoprire tutto quello che occorre sapere sulle emoji?
Poco spazio, tanto ingegno – Emoji: la storia
Non solo in Italia, bensì in tutto il mondo è diffusa l’abitudine di fare necessità virtù: fu proprio per ovviare ad una grave carenza di spazio di visualizzazione che in Giappone, la patria delle innovazioni tecnologiche dei primi anni ’90, Shigetaka Kurita ideò un sistema di visualizzazione di espressioni e risposte che potessero essere comodamente comprese anche all’interno dei più che minuscoli schermi dei cellulari LCD tanto diffusi nel Paese asiatico.

A quel tempo Kurita, che era impiegato nella realizzazione della rete i-mode – che nel 1999 era una delle prime piattaforme Internet della storia – decise di dare vita a un set di 180 emoji che corrispondessero alle immagini che i giapponesi quotidianamente si scambiavano e che potevano essere visualizzati nei telefoni da 48 caratteri di ampiezza. Lo stesso Kurita ammise che preferiva scambiare l’immagine di un sole al posto di una risposta positiva ad una domanda, a rappresentazione della profonda radicazione nella cultura giapponese di questo sistema di comunicazione.
L’utilizzo di immagini create a partire da caratteri testuali era già comunque ampiamente diffuso da più di 40 anni: nel 1963 venne creato l’ASCII Consortium, che sopraintendeva alla gestione delle emoticon in ASCII, ossia costituiti da elementi tipografici – già sfruttati nell’editoria di fine Ottocento per rappresentazioni al di fuori della scala normale del testo. Fu così che nel 1987 vennero iniziati i primi lavori per la creazione dell’Unicode, uno standard adito alla regolazione della diffusione dei simboli, tra cui anche le emoji; il nome venne scelto poichè ricordava “a unique, unified, universal encoding” stando alle parole di uno dei suoi fondatori, Joe Becker che aveva ottenuto la collaborazione di alcuni ingegneri Apple e Microsoft.

Di seguito l’Unicode Consortium: nata nel 1991, l’organizzazione no-profit è attualmente formata da membri permanenti di numerose compagnie tecnologiche tra cui Apple, Microsoft, Google, Facebook e Huawei ed è adibita alla creazione ed inserimento di nuove emoji attraverso aggiornamenti del dizionario Unicode.
Come nasce un’emoji – Emoji: come nascono
La fase di preparazione di un’emoji non è descrivibile da alcun altro attore internazionale se non da coloro che fanno parte attivamente dell’Unicode Consortium, gli unici autorizzati ad elaborare, proporre e presentare alla commissione l’inclusione di nuovi simboli e disegni nel successivo aggiornamento Unicode (nonostante chiunque possa inviare la propria idea alla commissione).

A tal proposito ritorna estremamente utile un articolo pubblicato su Medium dal team di Google Design, delegato alla creazione delle emoji di casa Google:
- inizialmente la nuova emoji o il nuovo set di emoticons vengono sottoposte all’Unicode Consortium durante una breve seduta di 10 minuti, nella quale i membri del board possono votare e discutere riguardo la proposta;
- nei mesi successivi i designer della società autrice dell’emoji – spesso in collaborazione con i grafici delle altre aziende facenti parte dell’Unicode Consortium – procedono all’elaborazione del corpo dell’emoticon;
- generalmente una nuova emoji impiega un anno ad essere rilasciata – il tempo necessario non solo per concludere la fase di progettazione, ma per attendere la successiva release Unicode: qualora non si desideri attendere tanto è possibile operare uno stratagemma chiamato Zero Width Joiners, che consiste nella fusione di elementi grafici presenti in altre emoji già esistenti che non richiedono dunque un upgrade diretto del dizionario grafico dell’Unicode – Google spiega di essersene servito per la realizzazione di emoji raffiguranti mestieri nelle versioni femminile e maschile garantendo anche una forma di retrocompatibilità;
- dettagli ed elementi grafici superflui vengono eliminati per rendere l’emoji il più possibile semplice e diretta. Durante la sua realizzazione si evita inoltre l’inserimento di elementi che possano risultare culturalmente inappropriati;
- generalmente, per la raffigurazione di un’emoji “umana” vengono presi in considerazione solamente vestiti, copricapi e oggetti come contenuti grafici aggiuntivi al volto umano, mentre si è deciso di evitare di includere nell’immagine il corpo completo poichè, nel caso di emoji principalmente concentrate sull’espressione del viso, sarebbe stato complicato per gli utenti capire a cosa l’emoticon effettivamente si riferisca.
I tre migliori giochi di emoji – Emoji: come giocarci
Se dunque vi abbiamo ben spiegato come non sia possibile ottenere tastiere o altri prodotti con emoji differenti da quelle rilasciate dall’Unicode Consortium – l’unica variazione concessa è una leggera personalizzazione dello stile – allo stesso modo però non è affatto impossibile creare un gioco che includa attivamente le emoji nel proprio sistema di gameplay. E noi ne abbiamo raccolti tre, i migliori del loro genere!
#1 – HungerMoji
Vincitore dell’Android Experiments 2015, HungerMoji è probabilmente la migliore rappresentazione dell’importanza data da Google alle emoji, nonostante il gioco sia stato selezionato per via dell’intelligente ed innovativo utilizzo del sistema di notifica.

Il gameplay è semplice: una volta eliminata qualunque notifica dalla barra superiore (anche quelle fisse, purtroppo) il gioco mostrerà in rapida sequenza emoji di frutta e di esplosivi; questi ultimi and anno eliminati prima che raggiungano il bordo della barra, altrimenti il gioco terminerà.
#2 – Find the emoji
Nonostante solitamente i giochi a tema emoji richiedano all’utente di indovinare il significato di un moderno rebus composto da emoticons piuttosto che da immagini, noi vi suggeriamo un gioco che opera completamente al contrario.
Find the emoji infatti chiede all’utente di risolvere oltre 150 livelli associando ad ogni parola, personaggio, film o libro una serie di emoji tra una rosa di opzioni a scelta; la difficoltà naturalmente aumenta proseguendo nel gioco, ma potrete affidarvi ad un aiuto automatico in caso di necessità.
#3 – Emoji Quest
L’ultimo gioco di emoji è probabilmente il più originale ed interessante: Emoji Quest è infatti un RPG, dotato di tutte le caratteristiche del caso, ricreato con le emoticons.
Ambientato in un mondo aperto e libero all’esplorazione, con personaggi-emoji da sbloccare ed ognuno dotato di caratteristiche differenti, e poi allineamenti, oggetti, livelli da avanzare ed una trama, seppur in sviluppo, da scoprire senza contare un gameplay che ricorda da vicino i primi titoli per GameBoy. Siete pronti per impersonare una valente emoji?
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