«Cripto Telegram»: su Telegram sono in arrivo criptovalute, NFT, web 3.0 e blockchain

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Più che di Telegram, bisognerebbe parlare di “cripto Telegram” (o magari “crypto”, alla statunitense). Un messaggio del fondatore dell’applicazione, Pavel Durov, pubblicato sul suo canale ufficiale, ha infatti messo nero su bianco le ambizioni della piattaforma, tutte orientate verso lo sviluppo che Durov ha sempre voluto per la sua app. In arrivo dunque criptovalute (una sola, in realtà: la Toncoin), smart contract, web 3.0 e tante altre parole chiave di un futuro tecnologico che però non piace a molti. E difatti le prime reazioni sono state molto negative, specialmente a causa di quanto accaduto nei giorni scorsi – trovate qui un recap della cosiddetta “userpocalipse”.

Siete pronti per scoprire tutto ciò che bisogna sapere in merito al futuro di “cripto Telegram”?

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DOVE ERAVAMO RIMASTI

Qualche settimana fa, Telegram veniva colpita da una singolare accusa. L’aggiornamento 8.7, rilasciato ad aprile, aveva avuto il merito di lanciare i cosiddetti “web bot”: bot che vantano un’integrazione più diretta e profonda con l’applicazione. I web bot sono ideali per quelle attività che vogliono vendere direttamente su Telegram, visto che l’esperienza di acquisto è molto più fluida e semplificata di quanto non avvenga oggi con i bot tradizionali.

I web bot, invece di ricevere la solita, roboante presentazione che normalmente Telegram conferisce a simili innovazioni, si erano ritrovati in fondo al blog post dedicato all’aggiornamento, annunciati un po’ in sordina. Pochi giorni dopo si era scoperto che, per utilizzare i web bot, occorre essere parte della Telegram Ad Platform – la piattaforma pubblicitaria di Telegram che, però, richiede almeno 2 milioni di euro di investimento quale tariffa d’ingresso.

Col passare del tempo i fili della matassa si sono dipanati e da più parti sono piovute le accuse: Telegram starebbe segretamente aiutando e/o finanziando la criptovaluta Toncoin al fine di una più profonda integrazione del progetto sull’app, e i web bot non sarebbero stati che un mezzo per raggiungere questo fine.

Toncoin è una criptovaluta spuria nata dalla costola della TON, o Telegram-Open-Network, una blockchain che Pavel e Nikolaj Durov, i fratelli-fondatori di Telegram, avrebbero voluto integrare nell’applicazione, tuttavia senza riuscirci. La Toncoin aveva ricevuto la benedizione di Pavel Durov, e secondo alcuni, i web bot erano solamente una scusa per consentire al portafogli elettronico della valuta (il bot @wallet) di ottenere un potenziamento delle sue funzionalità che, fino a quel momento, la piattaforma non poteva fornire.

L’ANNUNCIO DI DUROV

Il 22 agosto, attraverso un annuncio sul suo canale, Pavel Durov dava un po’ di solidità a queste ricostruzioni. Di seguito, il testo integrale dell’annuncio:

«Sono davvero impressionato dal successo dell’asta (https://t.me/toncoin/522) condotta di recente da TON per i nomi di dominio/portafoglio. Wallet.ton è stato venduto per 215.250 Toncoin (~$260000) mentre casino.ton è stato venduto per ~$244000.

Se TON (https://t.me/durov/175) è stato in grado di ottenere questi risultati, immagina quanto potrebbe avere successo Telegram con i suoi 700 milioni di utenti se mettessimo all’asta nomi utente @ riservati, link di gruppi e di canali. Oltre a milioni di accattivanti indirizzi t.me come @storm o @royal, tutti i nomi utente di quattro lettere potrebbero essere messi in vendita (@bank, @club, @game, @gift ecc.).

Ciò creerebbe una nuova piattaforma in cui i titolari dei nomi utente potrebbero trasferirli alle parti interessate in accordi protetti, con la proprietà protetta sulla blockchain tramite contratti intelligenti simili a NFT. Altri elementi dell’ecosistema Telegram, inclusi canali, adesivi o emoji, potrebbero in seguito entrare a far parte di questo mercato.

Quando si tratta di scalabilità e velocità, TON ha probabilmente la migliore tecnologia per ospitare tali vendite decentralizzate. Il nostro team può scrivere contratti intelligenti a prova di proiettile per TON (dal momento che siamo stati noi a inventare il suo linguaggio per contratti intelligenti), quindi siamo propensi a provare TON come blockchain sottostante per il nostro futuro mercato.

Vediamo se possiamo aggiungere un po’ di Web 3.0 a Telegram nelle prossime settimane.»

I dettagli dell’annuncio non sono chiarissimi – vengono citati il Web 3.0, gli smart contract e gli NFT, tutte parole chiave che negli ultimi anni sono diventate di uso comune per descrivere le tecnologie emergenti nel campo del commercio e delle vendite.

L’idea di Durov, sostanzialmente, prevede la creazione all’interno di Telegram di un mercato degli username più popolari, similmente a quanto avviene oggi per i domini.

Un dominio è l’identificatore di un sito web, espresso tramite un URL. Come dice Google, «chiunque può acquistare un nome di dominio, è sufficiente rivolgersi a un host del dominio o a un registrar come Google Domains, trovare un nome che nessun altro sta usando e pagare una quota annuale per registrarlo e acquisirne la proprietà.»

In realtà sarebbe più corretto dire che l’utente acquisisce il diritto alla locazione del dominio. In altre parole, tramite il pagamento di un affitto annuale alla ICANN (l’associazione deputata alla distribuzione dei domini) può in cambio ospitarci al suo interno il sito che preferisce. I domini vengono venduti a persone fisiche o società, e il loro costo è calcolato sulla base della popolarità, del suo valore commerciale e/o del suo livello di indicizzazione – ossia, quanto facilmente riuscirebbe a posizionarsi tra i primi risultati di ricerca.

La principale differenza riguarderebbe il tipo di tecnologia su cui si basano le transazioni. I nomi di dominio vengono infatti acquistati sul sito di un registrar tramite un normale bonifico bancario; la validità del contratto dura fino a che il suo intestatario continua a pagarne il “canone”. Se Telegram dovesse passare al web 3.0, ossia integrasse in un qualche modo una blockchain (la TON, in questo caso), la vendita dell’username diventerebbe definitiva, in quanto registrata e validata proprio sulla blockchain attraverso uno smart contract.

Si tratta di un ragionamento difficile da comprendere, poiché estremamente nuovo e generalmente poco utilizzato se non in nicchie molto ridotte ma molto rumorose dell’ambiente tecnologico. Non è chiaro poi come un utente potrebbe diventare proprietario definitivo di un username all’interno di una piattaforma a sua volta di proprietà di un privato.

Prima che venissero rimosse, le reactions negative al post avevano raggiunto le 30.000 unità

Nelle prossime settimane dovremmo saperne di più, come annunciato da Durov: dovesse questa tecnologia trovare spazio su Telegram, il suo utilizzo verrebbe esteso a molte più funzioni che i singoli username – Telegram diventerebbe appunto “cripto Telegram”, con canali, sticker ed emoji integrati nel sistema. L’utenza non ha però preso bene l’annuncio: in poche ore il post aveva raggiunto oltre 30.000 reactions negative (pollice verso), al punto che sono state completamente disattivate dal canale.

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