Magari non è male / essere virtuale: tre libri che parlano di tecnologia – Ipertesti

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Libri che parlano di tecnologia sono libri che parlano della società, delle persone, di quello che ci circonda – che vediamo ma che soprattutto non vediamo. Parlare di tecnologia significa cercare di descrivere le cose che esistono ma che spesso non si toccano: in questa nuova puntata di Ipertesti vediamo quali sono le principali nuove uscite dell’ultimo mese in materia di libri che hanno a che fare con le intelligenze artificiali e le loro capacità predittive; con i social network e la necessità di convivere con le persone che ci vivono accanto in uno spazio digitale; e, infine, con l’egocentrismo che proprio questi ambienti virtuali coltivano dentro di noi e ci trasformano nei tiranni di noi stessi e verso gli altri.

Ciò che troverete nell’articolo sono segnalazioni, non recensioni: le descrizioni dei volumi operate dalla redazione non costituiscono pertanto un giudizio di merito. Ipertesti vuole infatti aiutare il lettore che cerca libri che parlino di tecnologia a orientarsi nel mercato librario a dispetto della scarna promozione che il mercato stesso fa di questi volumi, relegati ai margini della scena editoriale: pubblichiamo anche delle recensioni, ma non è il caso di questo articolo. Patti chiari, amicizia lunga!

Siete pronti per scoprire tutte le novità dell’ultimo mese in fatto di libri che parlano di tecnologia?

 

Io Tiranno. La società digitale e la fine del mondo comune (2022, pp. 232)

Io Tiranno. La società digitale e la fine del mondo comune

Autore: Éric Sadin

Editore: LUISS University Press

Disponibile su: Amazon

Se vi siete mai chiesti l’origine di fenomeni come la disinformazione, il cosiddetto (usato e abusato) «analfabetismo funzionale» e la sempre più cruenta guerra di opinione che ha fatto dei social network il proprio terreno di scontro? Se la risposta è «no», allora passate oltre; altrimenti Io Tiranno è  una lettura che potrebbe interessarvi.

Scritto da Éric Sadin, filosofo che per Einaudi ha già pubblicato nel 2018 il saggio La siliconizzazione del mondo, Io Tiranno esplora le dinamiche psicologiche e sociali che hanno avuto origine dalla libertà della tecnologia, che ci ha aperto i ceppi degli intermediari (professori, istituzioni, gerarchie) per renderci completamente padroni di noi stessi. Gli utenti online dunque, esasperati dalla sfiducia suscitata da scienza, politica e religione, si sono fatti giudici e giurie di sé stessi e carnefici degli altri. In sostanza, Sadin cerca di dare una risposta filosofica e sociale al fenomeno per cui le persone sono così cattive e sentenziose le une con le altre sui social, ma non solo.

Menzione d’onore alla splendida copertina.

Dalla quarta di copertina:

Proteste, manifestazioni, sommosse, scioperi, rifiuto dell’autorità e sfiducia massima nelle istituzioni: negli ultimi anni, in Europa, la rabbia sociale è cresciuta sempre di più, fino a diventare il tratto caratteristico del nostro tempo. Le ragioni sono ben note: l’aggravarsi delle disuguaglianze, il deterioramento delle condizioni di lavoro, il declino dei servizi pubblici. Ma la violenza con cui tutto ciò si sta manifestando è senza precedenti perché per la prima volta espressa da un soggetto nuovo: l’individuo tiranno. Un essere ultra-connesso, intrappolato nella sua soggettività, costantemente rafforzato nell’idea di essere il centro del mondo e di sapere e potere tutto. Così, se le crisi economiche rafforzano l’impressione di essere espropriati, la tecnologia aumenta invece quella di essere onnipotenti. Le conseguenze sono deleterie: per un verso assistiamo al crollo dei legami sociali e della fiducia nella politica, per un altro all’aumento del populismo, delle teorie della cospirazione e della violenza. I momenti di crisi, perciò, non sono vissuti come problemi sociali ai quali far fronte con soluzioni comuni, ma come attacchi personali al proprio benessere. Ma come sconfiggere questo nuovo, inquietante totalitarismo delle masse? Come uscire da questa ingovernabilità permanente?  Secondo Sadin, lavorando per ricostruire i valori comuni e un nuovo contratto sociale.

Il mondo in sintesi. Cinque brevi lezioni di filosofia della simulazione (2022, pp. 192)

Il mondo in sintesi. Cinque brevi lezioni di filosofia della simulazione

Autore: Cosimo Accoto

Editore: Egea

Disponibile su: Amazon

Quando parliamo di «simulazione», a cosa pensiamo? Nel migliore dei casi, alla finta di un calciatore, fatta per ottenere un vantaggioso calcio d’angolo o l’interruzione di un’azione da gol; nel peggiore, alla realtà di Matrix – una non-realtà, una (appunto) «simulazione».

La parola oggi ha un’identità negativa, ma forse dovremmo cambiare approccio. A dirlo è Cosimo Accoto, ricercatore presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston e autore di Il mondo in sintesi. Cinque lezioni di filosofia della simulazione, terzo volume di una trilogia composta da Il mondo dato (2017) e Il mondo ex machina (2019), tutti pubblicati per Egea Editore. In quest’ultimo libro, Accoto affronta il tema delle simulazioni nell’ambito tecnologico: intorno a noi ce ne sono tante, dalle carni sintetiche (che simulano quella reale) agli NFT, che simulano l’arte vera e propria e la fisicità del possesso; dall’immancabile metaverso, uno spazio virtuale che simula quello reale, alle rielaborazioni effettuate dalle intelligenze artificiali del nostro mondo. Ed è soprattutto su queste bisognerebbe concentrarsi, dato che ci permetterebbero di ottenere informazioni e vere e proprie predizioni sul mondo che verrà senza particolari sforzi o danni all’ambiente, sostiene Accoto.

Il libro è arricchito da un contributo di Alex Pentland, uno dei più noti professori del MIT.

Dalla quarta di copertina:

Nel 1972 l’equipaggio dell’Apollo 17 immortalava la Terra come un’immobile biglia blu sperduta nel cosmo nell’iconica immagine diventata nota con il nome di “Blue Marble”. A fine 2021 Nvidia ha annunciato che costruirà Earth-2 (E-2), un gemello digitale del pianeta in grado di effettuare simulazioni computazionali per predire il cambiamento climatico, con l’obiettivo di supportare la lotta alla temuta estinzione del pianeta. A distanza di quasi mezzo secolo sembra un passaggio simbolico che evoca, metaforicamente e materialmente, il distacco epocale in atto tra la realtà che abbiamo imparato a conoscere e “Il mondo in sintesi” esplorato da Cosimo Accoto nel suo nuovo libro. In “cinque brevi lezioni di filosofia della simulazione”, il filosofo digitale ci accompagna nel racconto sorprendente dei suoi viaggi in nuove terre incognite costruendo mappe culturali più consapevoli e aggiornate, circa le trasformazioni in atto.

Nel nuovo saggio – che conclude una trilogia iniziata con “Il mondo dato” e “Il mondo ex machina” – Accoto si concentra sull’era della simulazione computazionale: dai volti artificiali dei deep fake alle carni coltivate, dalle predizioni della struttura tridimensionale delle proteine elaborate dall’intelligenza artificiale di AlphaFold ai beni crittografici come gli NFT, dai gemelli digitali e dai media sintetici alle creature biorobotiche (xenobot) passando per le realtà virtuali immersive, i simulatori quantistici e le neuroprotesi.

Uno spettro ampio e divisivo di meraviglie per alcuni e di mostruosità per altri, di cui il famigerato metaverso presentato da Marc (sic!) Zuckerberg rappresenta solo la punta dell’iceberg. Forse, allora, come scrive Accoto non viviamo dentro una simulazione, ma di certo vivremo grazie a queste molteplici simulazioni e sintesi. Di sicuro, comunque, non ci troviamo davanti a semplici illusioni ma a nuove realtà con cui dovremo iniziare a confrontarci seriamente anche da un punto di vista filosofico per capire cosa sia – e cosa sarà – davvero la nostra vita in questi tempi sempre più tecnologici.

Porcospini digitali. Vivere e mai morire online (2022, pp. 160)

Porcospini digitali. Vivere e mai morire online

Autore: Davide Sisto

Editore: Bollati Boringhieri

Disponibile su: Amazon

Il testo di Davide Sisto parte dalla stessa premessa di Io Tiranno, sviluppandosi tuttavia seguendo un differente percorso. Mentre infatti il volume del filosofo francese prende in considerazione la crescente violenza verbale e/o psicologica sviluppatasi negli ultimi anni online, Sisto, autore di una serie di saggi sulla tecnologia (La morte si fa social, 2018, e Ricordati di me, 2020, tutti editi da Bollati Boringhieri) si concentra più sull’aspetto neutrale della convivenza online delle persone.

Partendo dalla metafora del porcospino elaborato dal filosofo tedesco Schopenhauer per cui due porcospini infreddoliti non riusciranno mai a scaldarsi col calore dei reciproci corpi a causa delle spine che li ricoprono –  Sisto elabora una vera e propria analisi antropologica e sociale che ruota attorno alla rinuncia alla fisicità a cui siamo stati costretti dalla pandemia. Dalle chat WhatsApp ai gruppi Facebook, abbiamo scoperto che si può avere un legame con le persone anche senza averle mai viste di persona – un ragionamento a cui molti erano già giunti da sé da tempo, ma che la pandemia ha trasformato in un assunto antropologico finalmente studiato anche da ricercatori ed esperti, poiché appunto non riguardava più videogiocatori e frequentatori di chatroom ma l’intero pianeta.

Dalla quarta di copertina:

Nel 1851 Arthur Schopenhauer formula una celebre metafora per descrivere la difficoltà di articolare il rapporto tra vicinanza e lontananza nelle relazioni. In una fredda giornata d’inverno, alcuni porcospini si avvicinano per scaldarsi l’un l’altro e non rimanere assiderati. Ben presto però sentono il dolore delle reciproche spine, e sono costretti ad allontanarsi. Quando poi il bisogno di scaldarsi li porta di nuovo a stare insieme, si ripete il primo problema; e così via, sballottati avanti e indietro

tra i due malanni. Partendo da questa metafora, Davide Sisto spiega che cosa accade oggi allorché, con l’allargarsi degli spazi virtuali (Facebook, Instagram, WhatsApp ecc.) e con le conseguenze della pandemia di COVID-19, vicinanza e lontananza non sono più formulate solo in termini di presenza fisica, ma anche come prossimità digitale e virtuale. Costretti a «congelare» i nostri corpi all’interno delle abitazioni domestiche, durante la pandemia non abbiamo mai smesso di agire fisicamente nel mondo. Alla fragilità dei nostri corpi biologici abbiamo sopperito con la presunta intangibilità dei nostri corpi digitali. Che hanno continuato

a comunicare attraverso fotografie, riflessioni e canzoni; a frequentare conferenze, lezioni, riunioni; perfino ad assistere a funerali, ovviamente virtuali. Quella che si è verificata (e continua a verificarsi) è una vera e propria metamorfosi antropologica, che ci costringe a ripensare alcune categorie fondamentali del nostro immaginario: il legame tra corpo e immagine, reale e virtuale, presenza e assenza, tra l’io e le sue molteplici identità virtuali.

Da un punto di vista emotivo e psicologico, spiega Sisto, i corpi digitali influenzano direttamente il nostro modo di stare nel mondo. E ci svelano che, per quanto immersi fino alla punta dei capelli nella nuova civiltà digitale, non smettiamo di avere bisogno della vicinanza degli altri. Di essere porcospini digitali, sballottati avanti e indietro tra il bisogno di solitudine e quello del contatto.

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