Cosa sono i podcast? In parte abbiamo già risposto a questa domanda nella prima sezione di questa Guida per Nuovi Utenti, nella quale abbiamo parlato della storia dei podcast e della loro definizione tecnica. Ma per capire cosa sono i podcast bisogna fare di più; scavare più a fondo nell’onda lunga che dagli Stati Uniti è approdata in Europa – e, più precisamente, in Svezia. Fu proprio dal freddo Paese nordico che, nel 2018, iniziarono una serie di investimenti e acquisizioni nell’industria dei podcast: è infatti Spotify che i podcaster (ossia, coloro che fanno podcast) devono ringraziare per il rinnovato interesse intorno al formato audio quale veicolo narrativo.
Siete pronti per scoprire per quale motivo Spotify ha investito oltre un miliardo di dollari nei podcast, e quali sono i podcast da ascoltare assolutamente?
Prima venne Spotify - Cosa sono i podcast: le ragioni del successo
Ora che conoscete nel dettaglio cosa sono i podcast – perché appunto avete letto la prima parte di questa guida, vero? – vi verrà naturale chiedervi perché i podcast siano diventati ultimamente tanto popolari.
La “nuova ondata” dei podcast è iniziata nel 2017, quando i ricavi generati dai podcast crebbero fino a toccare i 314 milioni di dollari (una crescita del +86% rispetto al 2016). Un dato importante, significativo e sorprendente, che venne subito notato da una delle più promettenti piattaforme di streaming audio: Spotify.
Nel 2018 infatti l’azienda acquisì Gimlet Media (per 230 milioni di dollari) e l’app Anchor. Mentre la prima costituì principalmente un’aggiunta al catalogo del servizio (comunque non indifferente: dal primo podcast dell’azienda, StartUp, venne prodotta una serie TV, Alex Inc.), la seconda diventerà uno dei pilastri della strategia di espansione della produzione di podcast di Spotify: l’app Anchor garantisce infatti agli aspiranti podcaster una suite digitale per la registrazione e produzione di podcast, e già dopo un anno è arrivata a costituire la suite di produzione del 40% dei podcast.
La scommessa (perché di questo si trattava: un azzardo) di Spotify aveva tante ragioni per fallire: innanzitutto per le tempistiche, visto che Spotify entrava nel mercato dei podcast quasi tredici anni dopo Apple; la stessa esperienza utente non era granché – anzi, era “davvero mediocre”, secondo le parole dello stesso Chief R&D Officer di Spotify, Gustav Söderström. Ciononostante, la gente che ascoltava podcast su Spotify era sempre di più, tanto da convincere la piattaforma di investirci sopra dei soldi. Tanti soldi.
E questo ci porta a parlare dell’unico vero motivo per cui la scommessa di Spotify poteva riuscire: il denaro. Di fronte alla pericolosa crescita dei numeri di Apple Music, Spotify decise di investire nei podcast molti più soldi di quanti Apple Music avrebbe mai voluto spenderne.
Spotify costruì dunque una sofisticata macchina di produzione, promozione e distribuzione di podcast: dopo quella di Anchor nel 2018, ci fu l’acquisizione di Megaphone nel 2020 per 235 milioni di dollari, per la creazione di spazi pubblicitari all’interno dei podcast; nel 2021 fu il turno di Podz e delle sue tecnologie per la promozione dei podcast, comprato per 45 milioni di dollari, e poi di Whooskaah, una piattaforma australiana che permette di trasformare show radiofonici in podcast.
Nel 2022 vennero invece acquisite le aziende Chartable e Podsight, specializzate nel fornire dati e statistiche sul consumo dei podcast, per una cifra non definita. Secondo la rivista Tech Crunch, Spotify iniziò questa campagna acquisti puntando su un dato non indifferente: l’azienda aveva notato che le persone che sanno cosa sono i podcast e che vogliono ascoltarli non vogliono un’app per ascoltare musica, e un’app per ascoltare podcast. Amano avere un’app per tutto – e Spotify aveva intenzione di fornirgliela.
In generale, è difficile dire se gli investimenti di Spotify nel campo dei podcast stiano pagando: la società ha finanziato il segmento per oltre un miliardo di dollari, raggiungendo lo scopo di diventare il centro gravitazionale del mondo dei podcast. Al contempo, il numero di utenti è continuato a salire stabilmente, mantenendo il saldo dominio di Spotify nello streaming musicale: per alcuni è un dato a cui i podcast hanno contribuito a raggiungere; per altri, come la società di analisi Citi, non c’è correlazione.
Di certo i podcast hanno rappresentato anche un grattacapo per Spotify: a far parte del circuito dei podcast esclusivi non c’è solo il popolare show di Bill Simmons, acquisito con la compagnia di produzione The Ringer per 195 milioni di dollar; o la produzione di Michelle Obama, del Duca e della Duchessa del Sussex (Harry e Megan) e dei Kardashian – ma anche The Joe Rogan Experience.
Prodotto dall’omonimo podcaster, costato più di 200 milioni di dollari, tra il 2021 e il 2022 pose Spotify al centro di un piccolo scandalo a causa di posizioni controverse espresse da alcuni ospiti del podcast sul coronavirus e la pandemia, acuita dagli atteggiamenti di Rogan. La controversia portò Spotify in una posizione spinosa, tanto che alcuni content creator decisero di lasciare la piattaforma per protesta di fronte all’inattività dell’azienda, che non vuole ritenersi responsabile dei contenuti pubblicati nei podcast da lei distribuiti. Alla fine la crisi si spense con la cancellazione di alcuni episodi del podcast da parte di Spotify, in collaborazione però con lo stess Rogan.
Pochi ma buoni - Cosa sono i podcast: la situazione in Italia
È difficile dire se i podcast in Italia siano un mercato con una dimensione significativa. Come accaduto per altre forme di intrattenimento, l’Italia è arrivata molto dopo rispetto agli Stati Uniti, da dove la lunga onda dei podcast ha bagnato il nostro paese solo molti anni dopo la sua prima esplosione.
Secondo Nielsen, nell’aprile 2021 erano 14,5 milioni gli italiani che avevano ascoltato almeno un podcast al mese; un dato un po’ più basso secondo IPSOS, il quale nel luglio dello stesso anno ha calcolato che gli ascoltatori di podcast italiani erano 9,3 milioni, pari al 31% della popolazione adulta. Entrambi sono comunque positivi rispetto al 2020, e alcuni commentatori si aspettano che il 2022 sarà ancora più incoraggiante.
Per alcuni, la pandemia ha dato una mano al mercato dei podcast: un’indagine dedicata, sempre di IPSOS, ha fatto emergere un’accresciuta popolarità dei contenuti audio, soprattutto tra i giovani compresi tra i 18 e i 34 anni (70%). Stando invece ad alcune testimonianze raccolte dal Post in un articolo dedicato alla crescita dei podcast in Italia, la pandemia avrebbe avuto soprattutto il merito di aumentare l’offerta: durante il primo lockdown il numero dei podcast italiani aumentò del +20%, soprattutto quelli religiosi. Un anno dopo, il numero dei podcast italiani su Spreaker (piattaforma di produzione e condivisione di podcast) era cresciuto del +47% rispetto ai livelli pre-pandemia. Su Spotify, la tendenza era ancora maggiore: +89%.
Ecce podcast - Cosa sono i podcast: quali ascoltare
Per capire cosa sono i podcast, bisogna ascoltarli. Già, ma quali podcast ascoltare? Nel mondo ne esistono oltre un milione, stando agli ultimi dati disponibili, e in base ai gusti personali si potrebbe sostenere che un certo podcast, piuttosto che un altro, abbia contribuito in maniera più significativa alla crescita degli audio “raccontati” e che dunque il suo ascolto sia prioritario rispetto ad altri.
Ci sono alcune serie che hanno tuttavia avuto un impatto così determinante da rendere il loro ruolo indiscutibile nella formazione di tendenze e gusti per il podcasting. Ed è di questi che vi parleremo e di cui vi consiglieremo l’ascolto. Faremo una suddivisione tra podcast in inglese e podcast in lingua italiana, così da facilitare la navigazione per chi cercasse prodotti nazionali e/o internazionali.
Parliamo prima dei podcast in lingua inglese perché, per forza di cose, sono i podcast che più hanno contribuito a formare i trend nel mondo del podcasting, sia italiano che internazionale. Quelli che dovete assolutamente conoscere sono:
1) Serial: nato nel 2014 da una costola del programma radiofonico This American Life, Serial non inventò di certo il true crime (ossia, le storie di indagini su sparizioni, omicidi e altri eventi delittuosi) ma contribuì in maniera determinante a farlo diventare uno dei generi più popolari nel mondo dei podcast. Prodotto da Julie Snyder e Sarah Koenig (che è anche la narratrice del podcast), Serial raggiunse i 5 milioni di download prima di qualunque altro podcast; nel 2015 venne insignito del Peabody Award, tra i più prestigiosi premi in ambito mediale, segnalandosi per il linguaggio e le innovative modalità narrative utilizzate per raccontare il true crime.
2) The Joe Rogan Experience: lanciato nel 2009 su YouTube, il podcast prodotto dal commentatore e artista Joe Rogan è trai più noti e influenti del panorama del podcasting. Ha vinto diversi premi, ospitato personalità di primo piano (come Elon Musk, Edward Snowden e Kanye West) ed è ritenuto capace di influenzare il dibattito politico negli Stati Uniti. Dal 2020 è distribuito in forma esclusiva su Spotify in seguito alla siglatura di un contratto da oltre 200 milioni di dollari tra la piattaforma e Joe Rogan; oggi come allora, Rogan è stato oggetto di numerose critiche per via dei contenuti espressi da ospiti controversi.
3) Stuff You Should Know: sbarcato per la prima volta su iTunes nel 2008, è stato definito “uno dei podcast più scaricati di sempre”. Prodotto da iHearthRadio, Stuff You Should Know è gestito da Josh Clark e Charles W. Bryant, detto “Chuck”; nacque come forma narrata dei contenuti pubblicati sul sito web HowStudffWorks.com, e progressivamente si specializzò nella spiegazione di argomenti e fenomeni particolarmente complessi in forma semplice e accattivante. È significativo notare che Josh Clark non aveva mai ascoltato un podcast prima di produrre il primo episodio di Stuff You Should Know.
4) The Daily: curato dalla redazione della rivista Times, è tra i più noti podcast prodotti da un quotidiano statunitense. Lanciato nel 2017, ha vinto nel 2020 il Webby Voice Award of the Year; nel 2020 ha raggiunto 2 milioni di download.
Se invece volete avere un assaggio della scena podcast in Italia (dove è più difficile stabilire cosa sia “storico e significativo” e cosa invece no), vi basterà ascoltare questi podcast:
1) Muschio Selvaggio: podcast nato nel gennaio 2020 da un’idea di Federico Lucia, in arte Fedez, lo youtuber Luis Sal e il cantautore Dargen D’Amico (il quale tuttavia non prenderà parte al progetto, pur avendone ideato il nome). Ogni puntata coinvolge uno o più ospiti di fama nazionale – come Bruno Barbieri, Alessandro Barbero o Valerio Lundini; lo stile è informale e ogni puntata dura circa un’ora.
2) Il podcast di Alessandro Barbero: non è propriamente un podcast, quanto piuttosto una raccolta di registrazioni (a volte fatte bene, a volte peggio) di conferenze e lectio magistralis del divulgatore storico Alessandro Barbero, raccolte senza scopo di lucro da parte dei suoi appassionati fan. Iniziata nel 2018, è ancora oggi uno dei podcast più popolari in Italia.
3) Veleno: popolarissima produzione true crime, si può dire che Veleno sia il Serial italiano. Realizzato da Pablo Trincia e Alessia Rafanelli per il quotidiano Repubblica nel 2017, Veleno indaga su una serie di episodi di cronaca nera successivamente denominati dalla stampa “il caso dei diavoli della Bassa modenese”, poiché connessi a una presunta setta di pedofili satanisti. La popolarità di Veleno fu tale che nel 2019 venne pubblicato un libro sul podcast, chiamato sempre Veleno (Einaudi, 2019) e l’anno successivo venne lanciata una docuserie per Amazon Prime Video.
4) I podcast del post: se c’è una pubblicazione in Italia che ha puntato seriamente sui podcast per aumentare la propria offerta, quello è il Post, testata giornalistica online che nel corso del tempo ha lanciato una lunga serie di podcast, con varie cadenze – giornaliere, settimanali, persino annuali. I più famosi sono sicuramente Tienimi Bordone, una rubrica quotidiana gestita dal conduttore radiofonico Matteo Bordone, e Morning, rassegna stampa mattutina del vicedirettore del Post Francesco Costa.
Vorresti scrivere per AppElmo? Mettiti in gioco: stiamo cercando collaboratori! Scrivi a [email protected], e dai un’occhiata QUI per le modalità di contatto. Non essere timido!
Se non volete perdervi nè le prossime News nè gli altri articoli di AppElmo (e sappiamo che non volete), allora potete iscrivervi alla nostra newsletter inserendo il vostro indirizzo email nel form qui in basso (tranquilli, vi assicuriamo che non vi invieremo spazzatura o spam; in caso contrario, vi saremmo immensamente grati se ci segnalaste il problema).
Oppure potete seguirci sulla nostra pagina Facebook, sul nostro account Twitter e sul nostro canale Telegram! Grazie mille!