Libri Adelphi… che parlano di tecnologia?
I meno abituati a sfogliare il catalogo della casa editrice milanese potrebbero notare una contraddizione in termini nell’accostamento del termine “tecnologia”, con tutte le proiezioni mentali che essa trasmette oggigiorno (dal “metaverso” alle “criptovalute” passando per le ormai quotidiane applicazioni), alla casa editrice Adelphi, tra le più tradizionali e classiche del panorama editoriale italiano.
Sarebbe però un errore ritenere che Adelphi sia incapace di parlare di tecnologia. Una casa editrice naturalmente non “parla”, di per sé, ma lascia che a parlare sia il suo catalogo, così come i suoi autori – badate bene: si trattano di due voci ben distinte. E dato che Ipertesti è una rubrica che parla di libri che parlano di tecnologia, capirete bene il chiacchericcio che si viene a sviluppare quando andiamo a esplorarne il catalogo alla ricerca di libri Adelphi scontati che trattino di tecnologia.
ATTENZIONE: fino al 14 febbraio, giorno di san Valentino, tutti i libri Adelphi usciti da più di 6 mesi sono in sconto del 20%: si tratta di un’occasione che non si ripeterà fino all’anno prossimo (no, non siamo indovini: c’è una legge che regola questo genere di promozioni) e di cui pertanto è bene approfittare. Abbiamo selezionato quattro libri Adelphi scontati che parlano di tecnologia, che possono forse interessarvi – di sicuro interessano a noi, e avremo modo di parlarne ancora nelle prossime puntate di Ipertesti.
Siete pronti per scoprire quali libri Adelphi parlano di tecnologia?
Per qualsiasi comunicazione con la redazione in merito alla rubrica Ipertesti, vi preghiamo di scrivere all’indirizzo email [email protected].
STEVE JOBS NON ABITA PIÙ QUI (Adelphi, 2020, 136pp.)
Autore: Michele Masneri
Prezzo: 19€ -20% 15,20€
Inserito nella Collana dei Casi aperta nel 1974 da Calasso, Steve Jobs non abita più qui è il reportage compiuto dal giornalista Michele Masneri sulla Silicon Valley del secondo decennio del XXI secolo. Esperto del panorama tecnologico americano – Masneri è infatti “Silicon Valley correspondant” (così scrive lui sul suo profilo LinkedIn) per il Foglio, il libro esplora le nicchie della tecnologia americana là dove sono nate e prosperate. Il titolo fa riferimento alle profonde differenze tra la Silicon Valley che Steve Jobs aveva lasciato al momento della sua morte e quella attuale, attraversata da tensioni opposte e contrarie allo spirito che l’aveva reso il centro del mondo solamente pochi anni prima.
La quarta di copertina:
Molti luoghi del mondo sono macchine del tempo, quasi sempre rivolte al passato. Poi ce ne sono alcuni – pochissimi – che portano direttamente, se non al futuro, a quello che del futuro riusciamo a immaginare. Uno è la California di Michele Masneri. Non importa dove Masneri si aggiri, né con chi parli: che ascolti un autista di Uber descrivergli nei particolari la startup che lo renderà miliardario, registri le lagnanze dei vicini di casa di Mark Zuckerberg, tormentati dalle sue perenni ristrutturazioni di interni, esplori quanto sopravvive dell’un tempo gioioso ecosistema gay, o si faccia spiegare molto bene da Jonathan Franzen dove il pianeta dovrebbe andare per salvarsi, quella che Masneri scrive qui è una lunga, movimentata, esilarante prova provata di quanto ci avesse visto lungo Frank Lloyd Wright, quando sosteneva che tutto quanto sul pianeta non abbia un ancoraggio sufficientemente solido prima o poi comincerà a scivolare verso la California.
IL CALCOLATORE UNIVERSALE (Adelphi, 2012, 327pp.)
Autore: Martin Davis, traduzione di Gianna Rigamonti
Prezzo: 13€ -20% 10,40€
Che cos’è un «calcolatore»? I più esperti si ricorderanno che, prima che il termine “personal computer” (poi abbreviato in “PC”) o più semplicemente “computer” entrasse nel nostro vocabolario, definivamo con «calcolatore» qualsiasi macchinario adibito appunto allo svolgimento di calcoli più o meno complessi. L’invenzione del computer è stato frutto non soltanto di uno sviluppo scientifico del progresso tecnologico, ma prima ancora di un processo mentale, frutto della fantasia di pensatori che ritenevano possibile deputare a un apparato meccanico calcoli, procedimenti, persino pensieri complessi. Scoprire la storia, i drammi e i volti di chi ha reso possibile questa realtà ci aiuterà a capire meglio le sfide che ci pone il futuro, fatto di Intelligenze Artificiali e computer quantistici.
Dalla quarta di copertina:
Tra i fili di Arianna che si possono seguire per interpretare lo sviluppo del moderno, Martin Davis seleziona quell’entità al tempo stesso astrusa e comunissima che è il calcolo o computazione. Astrusa perché la teoria della calcolabilità – in bilico tra matematica, ingegneria elettronica e filosofia – non è certo un soggetto facile. Comunissima perché chiunque usi un PC ha tra le mani, spesso senza saperlo, un «calcolatore universale» – l’epitome stessa della nozione di computazione. Per ricostruire la genesi di questa idea Davis prende le mosse da Leibniz e compone, con affetto e rispetto, una galleria di personaggi-chiave che comprende Boole, Frege, Cantor, Hilbert, Gödel e culmina in Turing: alla sua macchina universale riconosce infatti, pur pagando il dovuto tributo a Gödel, un ruolo centrale nei fenomeni di insolubilità. Grazie a Turing il «sogno di Leibniz» – l’invenzione di un calcolo simbolico con cui risolvere in maniera automatica ogni genere di problemi – si materializza in calcolatori non più in carne e ossa, ma in rame e silicio. Resta tuttavia, quel sogno, solo in parte realizzato: se molti degli aspetti della mente razionale sono oggi riproducibili informaticamente, quelli che più caratterizzano l’essere umano – senso comune, emozioni, coscienza – resistono ancora alla realizzazione della visione di Leibniz.
LA VALLE OSCURA (Adelphi, 2020, 309pp.)
Autore: Anna Weiner, traduzione di Milena Zemira Cicciamarra
Prezzo: 19€ -20% 15,20€
In inglese, “La valle oscura” prende il titolo di “Uncanney Valley“: un termine un tempo usato nel campo dell’animazione digitale e più recentemente entrato nel vocabolari di chi sviluppa produce robot e androidi dotati di sembianze umane. “Uncanney Valley” è quella sensazione di disagio che ci avvolge quando guardiamo un volto che assomiglia molto da vicino a un viso umano, ma di cui riusciamo a percepirne le sottili ma terribili differenze e che, pertanto, ci atterrisce, benché lo faccia in maniera subdola. A questo richiama l’immagine dell’androide Sophia in copertina, così come il contenuto di un romanzo che era nato come memoir dalla penna di Anna Weiner, che nella Silicon Valley ha lavorato per due decenni e che ha deciso di raccontarne l’esaltata corsa verso un progresso che non sembra avere mai fine.
Dalla quarta di copertina:
Cosa succede, nella Silicon Valley?
Per quale ragione gli spazi di lavoro sono disegnati come appartamenti, e gli appartamenti come spazi di lavoro?
In base a quale idea del mondo anche chi hai seduto di fronte comunica con te solo via messaggio?
Come mai gli unici scambi diretti fra umani ruotano intorno alle ordinazioni del delivery successivo?
E soprattutto, oltre a imporre una vita quotidiana così diversa da tutte le altre, cosa fanno veramente le startup?
Accumulano quantità inimmaginabili di dati su ciascuno di noi, e li organizzano secondo strategie sempre più veloci e sofisticate, ma perché? Per vendere, d’accordo. Per sorvegliare, come no. Ma poi?
Su domande come queste speculiamo ogni giorno, senza peraltro neppure sapere bene come sia fatta, Silicon Valley, e cosa sia. Anna Wiener ci ha lavorato per cinque anni, e quando ne è uscita ha deciso di scrivere questo straordinario rapporto, che ha assunto quasi da solo la forma di un romanzo.
Si ride molto, a leggerlo.
Ma si ride sempre, quando si ha paura.
LA VITA SEGRETA – TRE STORIE VERE DELL’ÈRA DIGITALE (Adelphi, 2017, 222pp.)
Autore: Andrew O’Hagan, traduzione di Vincenzo D’Onofrio
Prezzo: 22€ -20% 17,60€
Dopo un reportage e un romanzo, proseguiamo la nostra serie di libri Adelphi scontati con un’antologia di saggi. L’autore, lo scozzese Andrew O’Hagan, non è nuovo all’ambiente della tecnologia: è stato infatti il ghostwriter della discussa autobiografia di Julian Assange, pubblicata nel 2011 nonostante il parere contrario dell’attivista e oggi ancora inedita in Italia. O’Hagan prende spunto da tre tanto affascinanti quanto misteriose leggende dell’èra digitale: i Bitcoin e il loro sconosciuto creatore, noto solo con il nome (o più probabilmente pseudonimo) di Satoshi Nakamoto. Il dark web, che negli ultimi anni è diventato la piazza di vendita di dati personali e password, a fianco di droghe e armi. E, infine, proprio quel Julian Assange di cui O’Hagan si è occupato a lungo. Dalle foreste dell’epoca medievale al Web dell’èra digitale, cambiano i luoghi ma non il mistero che li abita.
Dalla quarta di copertina:
Sempre più spesso usiamo con disinvoltura parole e nomi di cui pochissimo sappiamo. Bitcoin, ad esempio. Che cosa sono? Chi è Satoshi Nakamoto, l’individuo – o l’oscura entità collettiva – che li ha inventati? E perché li ha inventati? Che cos’è il dark web, e cosa significa «viverci» dentro? Che cos’ha veramente fatto, Julian Assange? E chi è? Per trovare le prime risposte serviva uno scrittore puro, qualcuno cioè disposto a partire per un viaggio senza mappa, provvisto di un’arma ancora efficace: una qualche confidenza con il romanzesco. Qualcuno come Andrew O’Hagan, insomma. O’Hagan è sceso davvero negli abissi largamente sconosciuti della rete. E al suo ritorno, come un esploratore vittoriano, ha steso tre relazioni estremamente accurate, che anche quando sembrano sul punto di sconfinare nella farsa – come nel caso dell’abortita collaborazione con Assange – sono in realtà altrettanti racconti del terrore. Di cui si ha da subito la sensazione, però, di non potere fare a meno.
ESSERE UNA MACCHINA (Adelphi, 2018, 120pp.)
Autore: Marc O’Connell, traduzione di Gianni Pannofino
Prezzo: 19€ -20% 15,20€
Nel 2021 il gioco che più ha attirato le attenzioni di appassionati e giornalisti è stato Cyberpunk: 2077. Il videogame è ambientato in un futuro distopico ma, secondo molti, credibile, dove il transumanismo e la necessità di superare quel guscio di carne e muscoli che ci rinchiude è parte della quotidianità di alcuni dei suoi protagonisti. Chi ne avrà apprezzato le atmosfere o sia rimasto almeno una volta affascinato dalla prospettiva di vedere un giorno il proprio braccio sostituito da un pistone idraulico leggerà con avidità reportage di chiusura di questa serie di libri Adelphi scontati: un saggio che descrive lucidamente le pulsioni dei guru della Silicon Valley, desiderosi di sopravvivere a quanti li circondano e in possesso dei soldi (e della follia) necessari a trovare il modo per farlo.
Dalla quarta di copertina:
Questo libro è un viaggio straordinario, proprio nel senso in cui lo erano quelli di Jules Verne. Tutto quanto O’Connell racconta sembra frutto di una fantasia vagamente allucinata. Solo che non lo è. I cilindri d’acciaio nel capannone criogenico vicino all’aeroporto di Phoenix contengono davvero i primi corpi umani in attesa di risvegliarsi in un futuro simile all’eternità. Ray Kurzweil, uno dei cervelli di Google, inghiotte davvero 150 pillole al giorno, convinto di vivere a tempo indeterminato. Elon Musk o Steve Wozniak sono serissimi quando dichiarano che di qui a poco la nostra mente potrà essere caricata su un computer, e da lì assumere una quantità di altre forme, non necessariamente organiche. Sì, il viaggio di O’Connell fra i transumanisti – fra coloro che sostengono che, nella Singolarità in cui stiamo entrando, i nostri concetti di vita, di morte, di essere umano andranno ripensati dalle fondamenta – porta molto più lontano di quanto a volte vorremmo. Regala sequenze indimenticabili, come la visita alla setta di biohacker che tentano di trasformarsi in cyborg. E apre uno dei primi, veri squarci sulla destinazione di una parte degli immani proventi accumulati nella Silicon Valley. Che possibilità reali abbiamo di vivere mille anni? chiede a un certo punto O’Connell a un guru del movimento, Aubrey de Grey. «Qualcosa più del cinquanta per cento» si sente rispondere. «Molto dipenderà dal livello dei finanziamenti».
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