Telegram sta piratando Google Traduttore
Telegram sta piratando Google Traduttore? Un titolo forte, indubbiamente, ma che rende l’idea della portata del “trucco” che l’applicazione ha implementato per aggirare le quote a pagamento di Google Traduttore. Stando a quanto segnalato dal blog russo Durov’s Code, Telegram avrebbe infatti aggirato le regole applicate da Google sull’uso commerciale delle API del Traduttore, prendendo così due piccioni con una fava: da una parte si mantiene il massimo grado possibile di privacy, dall’altra si risparmia il pagamento dell’uso di Google Traduttore all’interno di Telegram.
Siete pronti per scoprire come e perché Telegram starebbe “piratando” Google Traduttore?
LO STATO DELL’ARTE DEL TRADUTTORE DI TELEGRAM
Telegram 8.4 è stato sicuramente uno degli aggiornamenti più apprezzati da parte dell’utenza dell’applicazione. Dopo un anno di novità entusiasmanti e largamente attese, dalle dirette vocali alle videochiamate di gruppo, l’aggiornamento dicembrino non ha deluso le aspettative: reactions ai messaggi, modalità automatica di traduzione e la “modalità anti-spoiler” hanno fornito agli utenti Telegram un motivo in più per festeggiare la fine del 2021.
Le cose stanno davvero così? Benché in generale l’aggiornamento sia stato accolto da calorosi festeggiamenti, alcuni hanno notato una certa superficialità nell’implementazione di certe funzioni; in particolare per ciò che riguarda la “modalità anti-spoiler”, che effettivamente per alcuni tanto anti-spoiler non era – nel nostro gruppo @appelmeggiando si segnalava l’impossibilità di nascondere il contenuto dei messaggi marchiati come “spoiler” all’interno della barra delle notifiche, nella quale venivano visualizzati in chiaro e senza alcun tipo di mascheramento.
Il problema è stato poi risolto in un aggiornamento “bugfix” successivo; l’errore, macroscopico ma marginale data la marginalità della funzione stessa, denotava indubbiamente un certo grado di frettolosità, probabilmente causato dalla volontà di rilasciare tali novità nell’aggiornamento di fine anno.

Lo stesso problema è stato riscontrato qualche giorno fa anche nella modalità di traduzione di Telegram. Che qualcosa non andasse lo si era già intuito dalla strana didascalia posta a corredo della spunta che abilita la modalità di traduzione: “Google potrebbe avere accesso ai messaggi che traduci”. Un avvertimento un po’ inquietante per un’app che ha sempre fatto della riservatezza il suo cavallo di battaglia.
Alcuni sviluppatori hanno voluto indagare più a fondo nella faccenda, scoprendo quello che anche noi avevamo supposto nell’articolo di presentazione dell’aggiornamento a Telegram 8.3: Telegram si avvale di Google Traduttore per la traduzione diretta dei messaggi. Non si tratta di una sorpresa, né di qualcosa per cui scandalizzarsi: Google Traduttore ha un’esperienza decennale nello sviluppo di modelli di traduzione, e l’uso di una soluzione proprietaria avrebbe richiesto a Telegram mesi, se non anni di sviluppo e una qualità sicuramente inferiore.
Perché dunque non esplicitare che la traduzione dei messaggi avviene tramite Google Traduttore? Perché Telegram sta piratando il servizio di traduzione di Google. Come segnalato dallo sviluppatore Daniils Petrov, sviluppatore presso la software house viennese Platogo Interactive Entertainment, Telegram avrebbe usato una modalità di connessione alle API di Google Traduttore che gli consente di non lasciarsi identificare dalla piattaforma Google Cloud quale applicazione.
Usando un metodo noto come “user agent-rotation“, usato soprattutto per il web-scrapping, Telegram finge di essere un browser, anziché un’applicazione, dividendo le richieste di accesso per la traduzione dei messaggi in tante piccole richieste al di sotto della quota che renderebbe necessario il pagamento del servizio. Inoltre, agendo in questo modo, Telegram evita che le proprie chiavi API vengano condivise con servizi terzi, lasciando a Google solamente l’accesso al testo copiato e tradotto. “A me sembra che la funzionalità sia stata affrettata in maniera sbrigativa perché fosse consegnata in tempo per la fine dell’anno, dato lo stato del nuovo codice”, ha scritto Petrov a commento della sua analisi.
Interrogato dal blog russo Durov’s Code, una fonte vicina a Telegram ha ammesso l’uso dell’espediente, il quale sarà però solamente “temporaneo”, funzionale per dare tempo al team dell’app di calcolare la quantità di spazio sul server necessario alla funzione di traduzione. La stessa fonte non ha escluso lo sviluppo di una modalità di traduzione proprietaria, ammettendo però che la qualità del risultato sarebbe comunque inferiore a quella fornita da Google Traduttore.
A questo punto però ci domandiamo: non sarebbe stato meglio attendere un mese per consentire un rilascio assennato della funzione? Ai posteri e a voi (sul gruppo) l’ardua sentenza.
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