Non comprate smartphone senza caricabatterie: non ve lo meritate
“C’è poco da scegliere frammezzo alle mele marce“
William Shakespeare, La Bisbetica Domata
Sono bastate poche settimane perché Samsung e Xiaomi, rispettivamente primo e terzo produttore di smartphone Android (fonte: Gartner) passassero dallo scherno all’imitazione dell’ennesimo, controverso cambiamento delle politiche di vendita del mondo dei telefoni cellulari – ossia, vendere smartphone senza caricabatterie nella custodia.

È successo già altre volte – un piano ben collaudato. Innanzitutto Apple annuncia una controversa forma di innovazione, che i produttori Android (per assecondare una contrapposizione Apple-Android che esiste solo nella mente di chi si è fatto criogenare nel 2011) deridono attraverso social network e mezzi di comunicazione di massa. Successivamente (in genere nell’arco di pochi mesi) compaiono online le prime indiscrezioni in merito alla possibile probabile certa adozione, da parte degli stessi produttori Android, della medesima, uguale, identica tecnologia che solo pochi cicli solari prima era assolutamente imbarazzante, sia a livello umano che commerciale. Aspettate ancora poche settimane o mesi e la troverete all’interno delle pubblicità della nuova generazione, esaltata in quanto assolutamente irrinunciabile e terribilmente innovativa al punto che lo smartphone che avete tra le mani è a un livello di poco superiore a una pittura rupestre.
Ci sono stati almeno tre casi in cui questo schema si è verificato: prima c’è stata l’eliminazione del jack audio, sbeffeggiata sui social dai profili di quasi tutti i produttori Android per poi essere puntualmente imitata nella successiva release di Top di Gamma. Dopodiché è stato il turno del notch, al cui dileggio Samsung ha persino dedicato uno spot – tutto questo prima, ovviamente, di trapanare i propri smartphone della serie Galaxy a vantaggio dell’inclusione di un notch.
Infine, gli smartphone senza caricabatterie nella custodia di vendita.
Esiste una fondamentale differenza tra i primi due casi, e il terzo sopra riportato. L’imitazione di un’innovazione a livello commerciale è un processo fondamentale nel mercato capitalistico, e generalmente garantisce vantaggi per i consumatori di tutto lo spettro. Android era stato progettato come sistema operativo mobile basato su cellulari dotati di tastiere QWERTY, fino a che Apple non presentò uno smartphone touchscreen il cui successo spinse Google a modificare i propri progetti, portando Android al successo di cui gode oggi.
Tramite l’eliminazione del jack audio Apple tentava di propellere il mercato delle tecnologie audio che il cavo delle cuffie, come lo spago di un aquilone incastrato in un albero, teneva ancorato al suolo. Ed è successo: Apple ha voracemente conquistato il settore delle tecnologie audio indossabili, dove gli AirPods la fanno da padrone mentre i produttori Android si contendono i resti, spesso imitando proprio quegli auricolari che hanno contribuito a sdoganare attraverso l’eliminazione il jack audio dai propri dispositivi. Il notch, benché si sia rivelato fallimentare, seguiva la medesima strategia di vendita.
Diversa però è la scelta di commercializzare smartphone senza caricabatterie nella custodia di vendita. Non si tratta di una scelta etica – come vorrebbe suggerire la narrazione ecologista di Apple – ma pratica: all’interno di un mercato i cui costi di ricerca e sviluppo lievitano generazione dopo generazione, uno smartphone senza caricabatterie nella custodia consente di contenere i costi, almeno per un po’. È già stato spiegato, nel dettaglio e con chiarezza, in questi due articoli:
- Le 4 (mezze) bugie di Apple sulla storia degli iPhone 12 venduti senza cuffie e caricabatteria (Emanuele Capone sul Secolo XIX)
- Xiaomi e Samsung hanno perso un’ottima occasione per non copiare Apple (Roberto Pezzali su DDay.it)
Se però non ho alcun diritto di criticare le scelte commerciali di Apple in quanto completamente coerenti con il (perverso) meccanismo di business etico inaugurato da qualche anno dal colosso di Cupertino, discorso differente riguarda i produttori Android, e i loro clienti che dovrebbero costituire la maggioranza dei lettori di questo magazine.

Mi rivolgo a loro. Sempre più di frequente infatti mi è capitato di leggere commenti online di persone che sono coscientemente convinte che vendere smartphone senza caricabatterie nella confezione sia la cosa migliore. Ebbene, non lo è: oltre all’obsolescenza delle tecniche di ricarica che, come ogni altra tecnologia, evolvono ad ogni generazione (ma non così velocemente da poter essere pubblicizzate alla pari di ogni altra innovazione); al di là della falsità del messaggio ecologista, che insulta tanto chi si adopera per un miglioramento della condizione climatica del nostro pianeta quanto chi, ingenuamente, potrebbe rimanerne coinvolto; ma anche la subdola opera di convincimento per cui non sarebbe veramente necessario possedere più di un caricatore – quando in realtà si tratta dell’unica tecnologia veramente riciclabile presente nella confezione di uno smartphone.
Ogni smartphone può essere disassemblato e i suoi componenti riutilizzati, ma raramente viene consegnato alle stazioni di riciclo. I caricabatterie invece sono costantemente riutilizzati: fungono da utile scorta, doppioni per organizzare stazioni di ricarica strategiche lungo la casa o nel proprio luogo di lavoro, o da un cavo per la carica da power bank da tenere nella tasca della giacca.
Insomma: vendere uno smartphone senza caricabatteria nella custodia è una vera sciocchezza. Quest’anno, invece di acquistare uno smartphone Samsung o Xiaomi, puntate su una marca differente: Rog, Asus, LG, Sony. Sono tutte società produttrici di ottimi smartphone. Prendeteli in considerazione, (sempre che cambino idea anche loro).
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