Un’intelligenza artificiale umana (o quasi): 4 esempi di IA da provare
Che le intelligenze artificiali umane non siano soltanto un prodotto della letteratura o della cinematografia fantascientifica, è un dato di fatto: in futuro le IA non saranno (soltanto) impiegate per la creazione di computer parlanti e macchine semoventi, ma troveranno vasto impiego all’interno di servizi all’apparenza semplici e quasi banali, ma in realtà estremamente complessi per gli standard odierni. Benché siamo ancora lontani da poter sperimentare una vera “intelligenza artificiale umana“, già oggi è possibile interfacciarsi con intelligenze artificiali simil-umane: a dimostrazione di questa affermazione, nell’articolo che segue troverete una raccolta di intelligenze artificiali umane (o quasi) che non rappresentano soltanto complessi e inutili esercizi di stile, ma che possiedono un’applicazione – benché limitata – nella vita di tutti i giorni, e possono trovare un impiego a seconda dei gusti dell’utente.
Siete pronti per scoprire le intelligenze artificiali umane create da Google?
IL VIDEO MUSICALE INFINITO
Vi piace Billie Eilish? Allora continuate la lettura – altrimenti, proseguite al prossimo esempio di intelligenze artificiali umane, o quasi, di Google: YouTube Music, servizio di streaming musicale di YouTube, ha infatti reso disponibile a tutti solo di recente il risultato della collaborazione con la nota cantante americana – ma possiamo dire che si tratti in realtà di uno sforzo collettivo dell’intera comunità di YouTube.
Chiamato “Infinite Bad Guy“, si tratta di un sito web che consente di effettuare lo streaming della canzone omonima non soltanto nella sua forma originale, così come performata da Billie Eilish, ma attraverso la costante giustapposizione di centinaia e centinaia di video-cover. Un esperimento (quasi, visto che il caricamento non è sempre fluido) riuscito grazie allo sforzo della tecnologia TensorFlow di Google, e i video-contributi di migliaia di artisti. Non si tratta di una novità vera e propria: già Spotify aveva creato qualcosa di simile in occasione della sua collaborazione con il gruppo The Weeknd, benché “Infinite Bad Guy” sia certamente più complesso nella sua struttura.
Interagire con l’intelligenza artificiale umana, per così dire, di “Infinite Bad Guy” è estremamente semplice: una volta cliccato su “Tap to play” si avvierà la riproduzione dell’intro della canzone originale; dopodiché basterà cliccare sui video posti nelle tre caselle di cui si compone l’interfaccia per cambiare cover, sostituendole di volta in volta attraverso un semplice “swipe“. Gli hashtag che scorrono nella barra inferiore non sono puramente decorativi: ognuno indica uno stile musicale (o una caratteristica del video) e, selezionarli è il modo previsto per indicare all’IA quale video-cover preferite ascoltare. Per evitare di dover costantemente passare da una cover a un’altra, basterà cliccare su “Autoplay“.
Buon ascolto!
VERSE BY VERSE, LA POESIA ARTIFICIALE
Un’intelligenza artificiale umana che si rispetti non è soltanto capace di spostare leve e bottoni, ma anche di scrivere con carta e penna… più o meno. Verse by Verse è infatti un’AI poeta, in grado di fare il verso (letteralmente) ai migliori poeti della storia americana della letteratura.

Accedendo al portale online, liberamente disponibile, si potrà scegliere un massimo di tre tra i 22 poeti di cui l’intelligenza artificiale umana di Google è capace di replicare lo stile: troviamo nomi conosciuti anche in Europa come Ralph Waldo Emerson, Edgar Allan Poe e Walt Whitman, ma molti sono noti solo in patria – poco male, poiché Verse by Verse vi permetterà di leggere anche uno stringato riassunto della vita e delle opere di ogni poeta.
Dopodiché sarete condotti alla schermata di elaborazione delle poesie: Verse by Verse consente di personalizzare ogni aspetto del componimento – numero di versi, di sillabe e schema metrico. L’unico sforzo che vi verrà chiesto è la stesura del primo verso della poesia, che modellerà poi i successivi stesi dall’intelligenza artificiale: vi saranno fatte varie proposte che dovrete limitarvi a selezionare. Secondo l’ingegnere David Uthus, l’IA dovrebbe essere in grado di riconoscere ed inserire nel testo riferimenti anche ad oggetti e situazioni moderne, benché il materiale su cui è stata addestrata sia per la maggior parte antecedente all’invenzione del televisore. Una volta terminata la composizione, potrete salvare una cartolina contenente il testo della poesia, per inviarla a chi vorrete.
CHIMERA PAINTER, MOSTRI GENERATI DAL NULLA
Scrivere, cantare e ora anche dipingere: si può dire che non ci sia un’intelligenza artificiale umana che Google non possa creare. Chimera Painter, l’IA pittrice di Google, è stata addestrata su un database di oltre 10.000 creature fantastiche e mitiche (a loro volta parzialmente generate proceduralmente in modelli 3D attraverso il motore grafico Unreal Engine), e può dare vita a un catalogo pressoché infinito… di mostri spaventosi.

Niente paesaggi o edifici: quelli d’altronde sono campi di applicazione già sfruttati dalle intelligenze artificiali di NVIDIA e IBM. Per gli appassionati di letteratura mitica o per i giocatori di ruolo, questa intelligenza artificiale risulterà utilissima – benché richieda un po’ di pratica per essere utilizzata. Per creare il vostro mostro dovrete infatti offrirle un modello, sulla base del quale possa poi mettere a frutto i suoi algoritmi: di conseguenza sarà vostro compito disegnare – a grandi linee – l’intera struttura corporea della creatura. Fate attenzione però: ogni parte del mostro ha il suo colore – dalla schiena alle gambe, dalle ali alle corna, e sbagliare significa trovarsi con un orecchio che spunta dalla coda, o un aculeo al posto degli occhi.
LOOKOUT DI GOOGLE, L’IA PER IPOVEDENTI
Le intelligenze artificiali di Google non sono però solo strumenti utili per divertirsi nella creazione di opere d’arte – possono anche fornire un servizio per le comunità più svantaggiate. Tra queste, quella a cui Google ha prestato più attenzione a livello consumer è quella ipovedente: oltre ai normali servizi per l’accessibilità presenti in ogni smartphone Android, oltre all’IA integrata in Chrome per la lettura delle pagine web, è disponibile al download su Google Play l’applicazione Lookout, che attraverso questa intelligenza artificiale umana (nel senso più lato del termine) fornisce uno strumento di lettura rapida a chi, a causa dell’età o della malattia, è impossibilitato a farlo.

Certo, sulla carta si tratta di un ottimo servizio: l’applicazione può infatti visualizzare i codici a barre di prodotti alimentari e “dire” all’utente cosa sta comprando; può leggere e analizzare un documento nei minimi dettagli, e addirittura può scansionare l’ambiente circostante, raccontando ciò che l’intelligenza artificiale riesce a “vedere” attraverso la videocamera del telefono. La realtà, tuttavia, è un po’ più deludente: specie quando la visibilità non è ottimale, l’IA fatica a notare gli oggetti, a distinguere le parole e tende a leggere i testi troppo velocemente, senza le dovute pause. Va però notato che l’app Lookout ha introdotto il supporto alla lingua italiana solo di recente, e che installando l’app Talkback, le prestazioni migliorano leggermente. Si tratta tuttavia di uno straordinario esempio di ciò che la tecnologia, pur a livelli così primordiali, è in grado di fare per le persone che nemmeno la scienza è in grado di aiutare.
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