Arriva il sistema operativo di Telegram (circa)
Telegram avrà un sistema operativo – più o meno. Stando infatti all’agenzia giornalistica RBC.ru, l’azienda TON Labs intende lanciare un sistema operativo di Telegram con l’obbiettivo di rendere a portata di utente la Telegram Open Network, la blockchain sulla quale teoricamente dovrebbe viaggiare la criptovaluta di Telegram. Il dubbio è legittimo: la Security and Exchange Commission americana ha infatti vinto il processo intentato contro Telegram, di cui contestava le modalità di lancio della sua criptovaluta, Gram, impedendole di fatto l’entrata nel mercato delle monete digitali. Ciò tuttavia non sembra impensierire gli sviluppatori di TON Labs, i quali intendono lanciare presto TON OS sui più popolari store di applicazioni.
Siete pronti per scoprire cos’è TON OS, e se si tratta davvero del sistema operativo di Telegram?
TON OS: IL SISTEMA OPERATIVO DI TELEGRAM?
La notizia che Telegram stesse sviluppando una propria criptovaluta, chiamata Gram, supportata da una blockchain denominata Telegram Open Network, hanno cominciato a circolare sin dal 2018, quando Anton Rosenberg (ex-dipendente di Telegram) aveva fatto circolare sui social media un video di presentazione del progetto della criptovaluta. Alcuni avevano già intuito che Telegram fosse in procinto di lanciare un progetto più ampio e organico di una “semplice” app di chat quando Pavel Durov, nel dicembre 2017, aveva accennato alla possibilità che Telegram avrebbe sviluppato una propria fonte di profitto già a partire dall’anno successivo.

Quasi tre anni dopo, sia noi che probabilmente lo stesso Pavel Durov ci siamo resi conto di quanto fosse ottimista quella previsione. Non soltanto per le difficoltà tecniche che probabilmente richiede l’implementazione dal nulla di una blockchain basata su tecnologia proprietaria; ma anche e soprattutto per via degli ostacoli legali incontrati lungo il percorso da parte di un progetto rivoluzionario sì, ma anche sul confine della legalità.
L’esempio di Libra, la criptovaluta di Facebook, insegna che gli Stati nazionali sono ancora ben lungi dal voler lasciare a compagnie private il controllo della moneta: benché supportata dalle più importanti nonché ricche aziende al mondo (PayPal, Vodafone, VISA, eBay e molte altre ancora), Libra ha dovuto cedere alle pressioni dei governi e delle autorità di controllo della moneta. Facebook ha così deciso di trasformare Libra in un “PayPal delle criptovalute“ diluendo così il suo progetto di una criptovaluta priva di confini nazionali, visti i timori delle agenzie governative e internazionali che Libra potesse favorire il riciclaggio di denaro, il commercio di droga e che addirittura potesse essere come moneta nazionale da quei Paesi privi di un’economia solida e stabile.
Un simile fato potrebbe incontrare Gram, la valuta di Telegram: il 1 aprile 2020 il giudice federale Kevin P. Castel, del Southern District of New York, ha bloccato la vendita dei Gram. Telegram era entrato in conflitto con la Security and Exchange Commission sei mesi prima: proprio con l’approssimarsi della data di lancio della moneta insieme alla relativa blockchain, la SEC aveva sollevato il dubbio che le ICO private tenute dal fondatore di Telegram nel 2018, che avevano raccolto quasi 2 miliardi di dollari, non rispettassero la legislazione sulle securities. In pratica, la SEC sospettava che i round di finanziamento della valuta – nel corso dei quali gli investitori “scambiavano” soldi veri in cambio di moneta virtuale – aprissero la strada ad una speculazione tenuta dagli stessi finanziatori, che evidentemente contavano di rivendere i Gram ad un prezzo maggiore rispetto a quello di acquisto, una volta che la TON avesse visto la luce. Un progetto legittimo – ma solo se Telegram avesse rispettato la procedura corretta.
A nulla sono valse le proteste di Telegram: il giudice Castle, dimostrando “un’ammirevole competenza tecnologica” secondo l’avvocato specializzato in criptovalute Gabriel Shapiro, ha ben compreso che la struttura anonima della TON consentirebbe ai finanziatori statunitensi (gli unici soggetti alla legislazione della SEC) della moneta Gram di anonimizzare i propri investimenti; pertanto, ne ha sospeso la circolazione a livello internazionale.
Che fare però di quanto prodotto finora? Lo sviluppo della Telegram Open Network (anche conosciuta come TON) è proseguito nonostante il blocco dei Gram, essendo due entità separate, da parte di (anche) una comunità di sviluppatori che si è riunita nella società TON Labs. L’azienda non possiede alcuna connessione diretta con Telegram, tuttavia i suoi proprietari non nascondono di aver avviato il proprio progetto proprio in seguito all’incontro con Pavel Durov nel 2017. A capo di TON Labs c’è Alexander Filatov, che gestisce l’azienda insieme ai suoi tre soci Mitja Goroshevsky, Dmitri Malyugin e Pavel Prigolovko. Nomi russi ma dal profilo internazionale: i quattro hanno infatti un curriculum che nomina numerose multinazionali americane, prima di approdare a TON Labs.
Ed è proprio dalla TON Labs che nasce TON OS, il sistema operativo di Telegram – che però non è DI Telegram. Stando a quanto riportato da una fonte vicina a Telegram all’emittente russa RBC.ru, non esistono collegamenti ufficiali tra l’applicazione e TON OS: «nel contesto della piattaforma blockchain, Telegram non si occupa di soluzioni a livello di applicazione». Contattati in merito, i rappresentanti di Telegram non hanno rilasciato dichiarazioni.

Tutto inutile quindi? Non proprio: TON OS può essere ancora il sistema operativo di Telegram fino a che procurerà vantaggi alla sua piattaforma. Lo scopo di TON OS non è infatti quello di porsi in concorrenza con i sistemi operativi esistenti, Android e iOS – anzi: l’applicazione di TON OS sarà disponibile “presto” proprio su Google Play e App Store. Stando alla presentazione e a quanto riportato sul sito ufficiale di TON Labs, TON OS non sarà un vero e proprio sistema operativo di Telegram; piuttosto, un portale di accesso alle soluzioni messe a disposizione della blockchain TON (applicazioni, siti web…), capace di attrarre alla piattaforma – end-to-end e open-source – quanti più nuovi utenti possibile grazie all’interfaccia utente comprensibile anche a chi mastica poco o per nulla il linguaggio di programmazione della blockchain.
Secondo un’altra fonte vicina a Telegram e sempre consultata dalla RBC.ru, TON OS sarà solo un vantaggio per Telegram qualora venisse integrato nell’applicazione. Come già detto, la Telegram Open Network e la criptovaluta Gram sono due entità separate ed indipendenti – e non è detto che se una non vive, l’altra non possa sopravvivere altrimenti: la fonte suggerisce di sfruttare TON OS per avviare la circolazione di altre criptovalute su Telegram, dato che la sua struttura blockchain la rende ideale per i pagamenti. Secondo Michael Novogratz, esperto di criptovalute ed ex-manager di Fortress Investments Group (fondo che ha supportato il lancio dei Gram), Telegram non avrebbe nemmeno bisogno di lanciare una propria moneta ma dovrebbe invece limitarsi a favorire la circolazione di Bitcoin e altre monete digitali.
Non è il piano che Telegram ha in mente – ma non sembra che a TON Labs interessi molto. L’azienda, insieme a P2P.org e altri validatori che hanno investito nella blockchain negli ultimi mesi, hanno intenzione di proseguire con la costruzione della piattaforma, anche senza il supporto diretto di Telegram. I dubbi sulla fattibilità di questo progetto sono molteplici – al di là di quelli tecnici, ci sono quelli legali connessi alla causa in corso con la SEC. Nella consapevolezza – o, per meglio dire, speranza – che le attenzioni dell’autorità governativa statunitense siano concentrate più sui Gram che sulla TON. Tanto più che nella dichiarazione legata a tale annuncio, i partecipanti dell’iniziativa hanno dichiarato di non avere sede negli Stati Uniti – per quanto la giurisprudenza americana abbia già spiegato di non voler considerare queste rassicurazioni.
Di parere più ottimista è Dmitry Marinichev, uomo delle criptovalute del governo russo che ha notato che il lancio del sistema operativo “di Telegram” consentirebbe di promuovere l’intero ecosistema nella sua piena complessità tecnica, anche se non supportato inizialmente dai Gram. L’importante è che non basi la sua attrattiva solamente sul nome di Telegram e della sua valuta, come accaduto per la piattaforma Codius, legata a doppio filo con la criptovaluta Ripple e poi crollata nel dimenticatoio insieme ad essa – ricorda Marinichev. Non sembra che sia il caso di TON OS: TON Labs garantisce che numerose applicazioni sono già in sviluppo per la blockchain, e che altre arriveranno in futuro. A fianco ad esse ci dovrebbero essere anche la versione analoga della TON dei siti web, chiamati appunto TON Sites e già previsti inizialmente dal libro bianco della Telegram Open Network.
Inizialmente il lancio del TON OS era previsto per maggio, per quanto TON Labs avesse specificato che ci sarebbero potuti essere dei ritardi. Per i Gram, invece, se ne riparla alla fine del conflitto con la SEC – 2021, almeno.
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