La vendita dei Gram (la criptovaluta di Telegram) prevista per luglio è una truffa?

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I Gram, la chiaccherata e tanto attesa criptovaluta di Telegram, saranno davvero messi in vendita il 10 luglio su Liquid, una piattaforma di scambio di valute virtuali? Questo è quanto sostiene il CEO di Liquid stesso, Mike Kayamori, ma ci sono numerosi indizi che lasciano supporre che sia stato tratto in inganno – nella migliore delle ipotesi – da quello che dovrebbe essere il partner di Liquid nella rivendita di token Gram nell’area asiatica, Asia Gram. La vendita di Gram, prevista per il 10 luglio, è dunque una truffa? Forse, o forse no: sicuramente ci sono molti indizi che mettono in dubbio la possibilità che Telegram non sia coinvolta nella trattativa.

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I GRAM IN VENDITA DAL 10 LUGLIO?

App di chat e criptovalute sono in amicizia da tempi ormai lontani: LINE e Kik, app di messaggistica attive in Estremo Oriente, fanno già uso o hanno in programma il lancio di una criptovaluta proprietaria, mentre Facebook dovrebbe presentare nelle prossime settimane la moneta virtuale ufficiale della propria piattaforma e di WhatsApp. Il motivo è semplice: stimolare i consumi creando un sistema di acquisto e rivendita di contenuti basato su una valuta controllabile dal sistema stesso, e possibilmente legato ad una valuta di peso ben maggiore (il dollaro, nel caso della moneta di Facebook) per garantirne il valore e la stabilità nel tempo.

Lo stesso farà Telegram, a quanto pare: l’azienda è da tempo al lavoro su una piattaforma, denominata Telegram Open Network, che si propone di realizzare ben di più di una “semplice” moneta virtuale. Per quanto infatti sarà presente anche nel caso dell’app russa una criptovaluta, chiamata Gram, il fulcro del sistema sarà una blockchain realizzata da tecnologia proprietaria, anonima e super-sicura, che trasformerà Telegram in un’economia parallela dove beni e servizi saranno acquistabili e vendibili dietro il pagamento, ovviamente, di Gram.

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Questi non saranno “minabili, ossia ottenibili attraverso l’attività di “mining” così come altre criptovalute più popolari (Bitcoin, per esempio); saranno invece acquistabili da Telegram (che fungerà da “banca centrale”: i Gram infatti saranno disponibili in quantità limitata, sempre), o da uno dei rivenditori che hanno acquistato token per milioni di dollari durante i due round di finanziamento privato della TON (l’abbreviazione informale della Telegram Open Network) tenutisi nel 2018. Poco si è saputo nel dettaglio di questi appuntamenti ma, stando alle dichiarazioni ufficiali, vennero raccolti 1,8 miliardi di dollari per il finanziamento della TON – grazie probabilmente alle garanzie offerte dal suo promoter nonché co-fondatore di Telegram, il miliardario Pavel Durov. Questi soldi, utilizzati per lo sviluppo dell’infrastruttura tecnica, verranno riconvertiti in Gram al momento del lancio della piattaforma – tuttavia, non saranno rivendibili prima di 18 mesi dal lancio ufficiale per evitare che si crei una spirale inflazionistica che riduca il valore della valuta a carta straccia proprio nei primi tempi di vita.

E questa è proprio una delle prime storture che ci portano a supporre che l’annuncio fatto da Mike Kayamori, CEO della piattaforma di rivendita di criptovalute Liquid, al sito d’informazione tecnologica Tech Crunch sia quantomeno sospetto. Kayamori ha infatti dichiarato che i Gram saranno disponibili all’acquisto su Liquid a partire dal 10 luglio, grazie all’intercessione di Gram Asia. Quest’ultima, presentata come una delle più grandi acquirenti di Gram durante una delle due sessioni di finanziamento, avrebbe messo a disposizione una grande quantità di Gram perché fossero inseriti nel sistema di vendita di Liquid.

Tuttavia, i dubbi persistono. Il primo di questi è dato dalla lista di Paesi dai quali non sarà possibile partecipare all’acquisto di Gram, citato da Tech Crunch:

Afghanistan, Albania, Bahamas, Bielorussia, Bosnia-Erzegovina, Botswana, Burundi, Cambogia, Canada, Repubblica Centrafricana, Costa d’Avorio, Crimea, Cuba, Corea del Nord, Repubblica Democratica del Congo, Eritrea, Etiopia, Ghana, Guinea, Guinea-Bissau, Iran, Iraq, Giappone, Kosovo, Kyrgyzstan, Laos, Libano, Liberia, Libia, Macedonia, Malawi, Mali, Moldavia, Mozambico, Myanmar (Burma), Pakistan, Serbia, Somalia, Sud Sudan, Sudan, Siria, Tanzania, Timor-Leste, Trinidad & Tobago, Tunisia, Turkmenistan, Uganda, Stati Uniti d’America (USA), Uzbekistan, Venezuela, Yemen e Zimbabwe.

la quale include Paesi come gli Stati Uniti d’America, il Giappone e il Canada. Secondo Tech Crunch, potrebbe trattarsi di un round esplorativo per saggiare l’interesse dei mercati nei confronti dei Gram, e da qui l’assenza di Paesi assai rilevanti a livello economico, specialmente nel campo delle criptovalute.

Ma ad attirare le maggiori preoccupazioni è il rivenditore di Gram, Gram Asia: il sito web della società è quanto di più generico vi possa essere in materia di vetrine onlineimmagini stock rimandanti all’immaginario asiatico sullo sfondo, font anonimi, pagine male costruite. L’unica persona fisica referente di Gram Asia è DongBeom Kim, CEO della società dal 2018 (secondo il suo profilo LinkedIn) ma il cui sito web è stato registrato solamente qualche settimana fa, il 28 maggio 2019; DongBeom è tuttavia anche CEO di Koinvestor, società di consulenza nell’investimento in criptovalute che annovera nel suo portfolio di consulenze sia Telegram che Liquid, la quale risulta in bella vista, in qualità partner (l’unico, tra l’altro), nella voce del sito dedicata.

Naturalmente non mettiamo in dubbio la veridicità di quanto riportato da Gram Asia nel suo sito; ci pensa Telegram stessa a farlo, secondo un report del portale CoinTelegraph il quale, pur citando fonti interne alla società non meglio specificate, nega che Telegram abbia a che fare con Gram Asia o con la rivendita di token che avrà luogo il 10 luglio. Non solo: pare che non si sappia chi o cosa Gram Asia sia all’interno della stessa Telegram.

Ultimo, ma non ultimo, la completa assenza di comunicazioni in merito da parte di Pavel Durov, o di qualunque altro profilo ufficiale di Telegram: sarebbe ingiusto dire che non c’è del vero quando Kayamori, interrogato in merito proprio al silenzio dei canali ufficiali di Telegram, sostiene che “sfortunatamente, questo è Telegram ed è proprio così che si sono comportati, sin dall’inizio“. Della TON si è parlato davvero rarissimamente e quanto sappiamo proviene da leak e fonti giornalisticheDurov non ha mai fatto accenno, ufficialmente, né della Telegram Open Network né ai Gram. La sua esistenza non è certamente messa in dubbio; tuttavia sembra inverosimile che un simile evento non venga sponsorizzato da Durov, dato che spesso versioni fasulle del suo profilo Twitter (così come quello di altri magnati impegnati nelle criptovalute) sono state più volte utilizzate per promuovere sessioni di vendita di false monete online.

Non sono certamente le basi migliori per affrontare una sessione d’acquisto di token che pure già richiede stretti parametri per partecipare, come appunto la residenza in una curiosa lista di Paesi e l’obbligo di sottoporsi alla modalità di verifica know your customer. Certo, non sarebbe la prima volta che una elaborata truffa porta migliaia di persone a partecipare ad ICO inesistenti di Gram e della Telegram Open Network: come raccontato dal Sole 24 Ore, era successo già nel 2017, poco tempo dopo l’annuncio della blockchain di Telegram, e anche in quel caso i siti responsabili della truffa mostravano Telegram e Pavel Durov stesso tra i propri partner.

AGGIORNAMENTO: la lista di Paesi riportata include i Paesi esclusi dall’acquisto dei Gram e non viceversa, come inizialmente riportato. Ci scusiamo per l’errore, confortati dal fatto che il senso dell’articolo non cambi.

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