Le truffe su Telegram sono la nuova piaga dell’applicazione

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Nonostante Telegram sia apprezzato per l’attività di innovazione nel mondo della messaggistica che ha convinto oltre 200 milioni di utenti ad utilizzare l’applicazione su PC e smartphone, sono state altre le peculiarità che hanno fatto dell’applicazione un argomento di conversazione presso il grande pubblico. Insieme al terrorismo islamista e alla diffusione, vendita e distribuzione di materiale pornografico, l’applicazione sta diventando celebre negli ultimi mesi per le truffe online: non “semplici” attività di circonvenzione di utenti inconsapevoli, ma vere e proprie truffe su Telegram indirizzate contro criptovalute di secondo livello e miranti a destabilizzarne artificialmente il prezzo secondo una pratica chiamata, nell’ambiente borsistico e affaristico in generale, “pump and dump”.

Le criptovalute su Telegram sono diventate un argomento di discussione molto popolare in seguito alla trasmigrazione sull’app di chat di decine e decine di gruppi incentrati proprio sulle monete digitali – e ad oggi molte valute dispongono di un proprio gruppo e/o canale Telegram ufficiale, tramite il quale coordinare i propri investitori e utenti/clienti. Sebbene l’argomento delle truffe su Telegram potrebbe rimanere semplicemente confinato al ristretto mondo delle criptovalute e non intaccare in alcun modo la credibilità dell’applicazione (seppur traballante), lo sviluppo da parte di due ricercatori dell’Imperial College London di un algoritmo per la previsione delle truffe “pump and dump basato unicamente su Telegram rischia di estendere a macchia d’olio la cattiva reputazione dell’app.

Siete pronti per scoprire tutto ciò che c’è da sapere sul coinvolgimento di Telegram in merito alle truffe online?

PUMP AND DUMP, COME FUNZIONANO LE TRUFFE SU TELEGRAM

Così come esiste un lato chiaro, esiste un lato oscuro: al di là dei semplicistici slogan da trailer promozionale di un blockbuster statunitense, si tratta di una legge empirica a cui nessuna piattaforma online, finora, è riuscita a scampare.

Se per piattaforme come Tinder e Snapchat il principale problema pare essere la pornografia a pagamento, su Instagram l’attenzione dei critici si concentra sulle promozioni commerciali e sul settore degli “influencer, valevole oggi centinaia di migliaia di dollari; per Google+ il vero dramma erano i contenuti spam che infestavano pagine, profili e community, mentre per Facebook si ha invece l’imbarazzo della scelta. Su Telegram, se è vero che ora l’argomento del terrorismo islamista (che abbiamo estensivamente trattato in un precedente articolo) ha perso terreno in seguito alla momentanea sconfitta del sedicente Stato Islamico, nemmeno il ban dalla sezione di ricerca – deciso dietro concreta minaccia di Apple – ha scalfito l’abituale associazione mentale tra Telegram e la pornografia, che periodicamente conquista le seconde e terze pagine dei giornali.

A movimentare le acque ci hanno pensato gli appassionati di trading di criptovalute, che hanno eletto Telegram quale loro abitazione d’eccellenza: centinaia di gruppi e canali più o meno legittimi hanno cominciato, a partire dalla fine del 2017, ad operare nel commercio di monete digitali su piccola e media scala. In alcuni casi si trattano persino di rappresentanze ufficiali di aziende impegnate nel settore delle criptovalute: Sirin Labs – autrice del primo smartphone per blockchain – dispone di un gruppo Telegram affiliato, per esempio.

Non è il caso però dei gruppi e canali concentrati sulle tecniche pump and dump: rintracciabili senza difficoltà attraverso anche una banale ricerca, sono diventati le nuove “boiler room”, le stanze delle caldaie dove una volta i trader si riunivano per effettuare questo genere di attività illegali.

Ma come funziona l’attività di pump and dump, e perché è illegale? Sotto in realtà lo pseudonimo di questa formula inglese si nasconde il più vecchio e conosciuto meccanismo di speculazione borsistica, diventato oggi una delle più popolari truffe su Telegram. Praticamente, il meccanismo operato sull’app di chat segue uno schema piuttosto semplice:

  • un gruppo di pump and dump prende di mira una criptovaluta, generalmente di valore molto basso, e stabilisce una data e un orario di azione;
  • quando scatta l’ora X, i membri del gruppo Telegram acquistano in massa grandi quantità della suddetta criptovaluta la quale, secondo la legge della domanda e dell’offerta, acquista improvvisamente un grande valore;
  • i trader più inesperti o i semplici acquirenti occasionali vengono tratti in inganno dalla volatilità della valuta e decidono di acquistarne anch’essi nuovi token, ad un prezzo decisamente superiore a quello di partenza;
  • improvvisamente, i più svegli membri del gruppo Telegram vendono tutte le proprie riserve, guadagnandoci sulla differenza di valore che la moneta aveva nel frattempo raggiunto e quello iniziale;
  • gli altri investitori, presi dal panico, vendono a loro volta e la moneta acquista progressivamente la stessa utilità della carta straccia.

Si tratta di un’attività chiaramente illecita e perseguibile civilmente e penalmente, a seconda della legislazione – se venisse operata in Borsa. Le criptovalute sono infatti un ambiente largamente deregolamentato, e nemmeno gli organismi ufficiali (come la SEC americana, acronomo per Security and Exchange Commission) hanno mai attuato misure di contrasto efficaci contro le attività di pump e bump operate nei confronti delle cosiddette “altcoin”, le criptovalute di secondaria importanza – nonostante i ripetuti avvisi. Con il termine “altcoin” (proprio “alternative coin”) infatti si vanno ad identificare quelle monete che, contrariamente a Bitcoin, Litecoin, Ethereum e Ripple, non dispongono di un valore alto o anche solo vagamente consistente.

UN ALGORITMO PER DOMARLI

A contrastare quest’attività evidentemente perniciosa ci hanno pensato due ricercatori dell’Imperial College London, Jiahua Xu e Benjamin Livshits: servendosi della cronologia dei messaggi di oltre 300 canali (cronologicamente posizionata tra luglio e novembre 2018), i due hanno potuto creare un’intelligenza artificiale basata sul machine learning, grazie anche alla sostanziale schematicità degli attacchi “pump and dump operata tramite queste truffe su Telegram. Integrando poi l’algoritmo con gli oltre 220 eventi speculativi di criptovalute avvenuti nel succitato di tempo, il modello ottenuto – secondo i ricercatori – dovrebbe essere in grado di predire prima dell’effettivo “pump (seguito, inevitabilmente, da un “dump”) quale moneta subirà un artificiale aumento dei prezzi, mettendo al riparo gli altrimenti ignari investitori.

Secondo Xu e Livshits, esistono circa 358 canali specializzati in truffe su Telegram relative al pump and dump: organizzano questo genere di eventi in media due volte al giorno, e tutti su monete molto poco conosciute. Ognuno di questi canali conta migliaia di membri: il più noto è probabilmente l’“Official McAfee Pump Signal” – chiamato sulla scia di John McAfee, fondatore dell’omonimo antivirus e divenuto inconsapevole promotore di attacchi pump and dump in seguito all’istituzione di una rubrica sul proprio profilo Twitter incentrata sulla promozione di altcoin di suo gradimento, le quali diventano poi oggetto di attacchi speculativi in seguito ad ogni pubblica promozione.

Ma non è il più popolare: già ad agosto il Wall Street Journal aveva analizzato il fenomeno di queste truffe su Telegram, prendendo in considerazione canali come Big Pump Signal, Orion Pump, Mega Pump. Tutti nomi molto simili tra loro che puntano a comunicare subito all’ignaro follower l’obbiettivo del canale: guadagnare, in fretta e tanto. Cosa che non sempre succede: nelle oltre 26 operazioni (per un capitale movimentato del valore complessivo di 222 milioni di dollari) registrate dal WSJ, in molti si sono lamentati di aver perso migliaia di dollari per aver seguito i frenetici consigli dei moderatori di questi canali. La tattica è vecchia ma sempre efficace: proponendo alla propria platea un valore-obbiettivo irraggiungibile, i moderatori spronano i partecipanti all’operazione ad acquistare volumi sempre maggiori di una moneta che poi vendono improvvisamente – senza avvisare, chiaramente. I più lenti, ingenui o inesperti rimangono inevitabilmente schiacciati, con perdite anche di migliaia di dollari.

Non sono affari che possono durare per sempre, evidentemente: Big Pump Signal, per esempio, ha chiuso la propria attività ad ottobre in quanto l’ultimo messaggio, datato al 26 di quel mese, preannunciava un evento poi mai accaduto; i 74mila follower sono scesi ad oggi a 56mila e il sito web ufficiale è irraggiungibile. Generalmente comunque questi canali sono privati, accessibili solo tramite invito e a volte pagando una commissione ai moderatori.

Finora sono state colpite 256 valute differenti di minore/scarsa entità, secondo Xu e Livshits. Il guadagno generato è di circa 7 milioni di dollari al mese, sempre stando al modello dei ricercatori, per un totale di 84 milioni di dollari all’anno. Gli scambi avvengono solitamente sulla piattaforma online Binance, da sempre molto vaga sul proprio coinvolgimento in questo schema speculativo.

Quegli 84 milioni sono tanti soldi, ed è facile capire come vengano realizzati: per fare un esempio, il 26 novembre è stato sferrato un attacco alla BVB, la moneta ufficiale dei supporter del team calcistico Borussia Dortmund – una moneta “morta a tutti gli effetti, poiché inattiva dal 2016. Dal prezzo iniziale di 35 satoshi (pari a 0,0014$, dove lo “satoshi” sta al Bitcoin come la moneta di un centesimo all’euro, essendone la sua più piccola parte) è improvvisamente salito a 115 satoshi (equivalenti a 0,0045$); tre minuti e mezzo più tardi, valeva meno del prezzo iniziale. Un attacco pump and bump era stato sferrato, e a guadagnarci erano stati solamente gli speculatori.

L’algoritmo dovrebbe evitare tutto questo? Forse: testato sul campo, ha dimostrato di possedere un’accuratezza molto precisa segnalando 5 eventi pump and bump corretti su 6 sospetti nell’arco di tempo di una settimana, dal 30 ottobre al 6 novembre. Per ora Xu e Livshits non prevedono una commercializzazione dell’algoritmo, anche se ne hanno già intuito a detta loro le ottime possibilità di capitalizzazione.

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Fonte The Next Web Milano Finanza
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