Quando il gioco si fa duro, Telegram dov’è? – Tecnologio

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Quando ti porge il crine / la sorte, allor nol vuoi; / e la richiami poi / quando da te partì.

Pietro Metastasio, Giustino, Atto I, Scena IV

Quando Telegram lanciò i gamesbot (o game-bot, o comunque li vogliate chiamare), un brivido di piacere scorse per le schiene degli utenti della piattaforma. Da tempo infatti l’app di chat integrava forme ibride di gamesbot, frutto della fantasia e dell’inventiva degli sviluppatori che univano le tastiere inline ed i limitati, molto limitati set d’azioni dei bot Telegram per realizzare giochi di carte in multiplayer, avventure testuali e tanto altro – ne abbiamo recensiti alcuni, a suo tempo: trovate qui la classifica, anche se potrebbe non essere completamente aggiornata sullo stato di attività dei bot.

Con il rilascio dei gamesbot, tutto sarebbe dovuto cambiare, e per il meglio: niente pubblicità o fastidi simili – come specificatamente puntualizzato da Telegram nei termini di servizio per gli sviluppatori -, un bot di riferimento dove provare e condividere nuovi giochi@gamee – e soprattutto l’opportunità di sfidare amici e compagni di piattaforma ad estenuanti lotte per il punteggio più alto. In fondo, è così semplice: è sufficiente introdurre un gamesbot in un gruppo o chat privata per ritornare immediatamente agli anni ‘80; i tempi in cui, tra Atari e cabinati, accumulare il numero più alto di monete (o anatre, o qualsiasi altro conio il gioco in questione adottasse) era l’unico obbiettivo possibile.

Gli Instant Games di Messenger permettono ora la monetizzazione dei contenuti

Se Telegram fosse stato Facebook, avrebbe approfittato del vantaggio competitivo acquisito (i gamesbot Telegram vennero introdotti ad ottobre, un mese prima del debutto ufficiale degli Instant Games di Messenger) per aumentare il margine di distanza tra sè e la concorrenza. Così come mi raccontava un celebre programmatore della comunità italiana di Telegram, la struttura in HTML5 dei gamesbot potrebbe dare luogo ad una varietà di applicazioni quasi sprecata per dei semplici giochi arcade della durata di qualche minuto.

Ve lo immaginate? Con il revival della pop culture degli anni Ottanta, il ritorno sul grande e piccolo schermo di capolavori iconici e citazionisti del periodo, per Telegram sarebbe stato veramente uno scherzo stringere collaborazioni con i grandi studios e le società di streaming video per coinvolgere i gamesbot nelle strategie promozionali. Perchè non lanciare un gamesbot su Stranger Things, in occasione dell’arrivo della seconda stagione su Netflix? Sarebbe bastato eseguire un porting di quella piccola perla depositata da mamma ostrica nel guscio di Google Play.

Ma Telegram non è Facebook. Perchè Facebook è l’alunno studioso, il primo della classe che prende buoni voti solamente grazie alle decine di ore passate a ripetizione di ogni materia; Telegram è invece il ragazzo intelligente, ma che non si applica – e solo Google sa quante realtà del genere affollano il suo store.

Così come dunque è capitato per i canali Telegram, per Telesco.pe, per molte altre innovazioni introdotte e successivamente messe da parte per concentrarsi sulla prossima, strabiliante e inevitabilmente sterile serie di nuove feature, anche i gamesbot sono caduti in una specie di stasi che perdura da quasi un anno. Questa però potrebbe essere l’ultima chiamata per Telegram: ora è Facebook a concedersi il vantaggio della prima mossa.

L’introduzione di un sistema di monetizzazione degli Instant Games su Messenger non è una novità da sottostimare: parafrasando Marx, il denaro è il lenone tra la piattaforma e le software house. Se la sua presenza nella forma di banner pubblicitari, acquisti in-app e via discorrendo saprà aiutare Messenger ad ospitare qualcosa di più che rifacimenti – seppur ampiamente godibili – di vecchi retrogames d’antan, è impossibile predirlo; sicuramente la sua assenza ha tenuto qualsiasi realtà commerciale ben lontana da qualsiasi prodotto Telegram.

Nell’attuale stato di cose, Messenger ha solamente bisogno di un games hub per la ricerca di Instant Games – oltre che l’interesse del pubblico, ovviamente – per ritenersi una piattaforma di distribuzione di giochi pronta per aggredire quello che dovrebbe essere il “mercato delle app 2.0”, ossia i bot. Telegram, al contrario, non sembra interessarsene nemmeno.

Ma ci sono treni che hanno in programma una sola fermata, e nessuna facoltà di repliche.

Se volete dire la vostra o contattarmi privatamente, potete lasciare un commento qui sotto oppure scrivermi a [email protected] o a @guglielmocrottibot.

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