Facebook è il più grande social network del mondo, guidato da una delle più ambiziose e giovani menti del pianeta: Mark Zuckerberg. Il fondatore di Facebook ha visto la propria creatura diventare parte integrante dell’attuale sistema sociale, mantenendone il controllo più a lungo di quanto un personaggio ben più famoso, Steve Jobs, abbia mai fatto nei suoi primi tempi da factotum e mente della Apple. Ciononostante, anche Mark Zuckerberg deve cedere di fronte ad un potere superiore: l’assemblea degli azionisti.
Siete pronti per scoprire come e perchè il piano di Zuckerberg di triplicare le azioni di Facebook ed arricchire così la propria fondazione siano andati in fumo?
Mark Zuckerberg vs The World
Il cammino verso il successo è costellato di sfide, e quella che Mark Zuckerberg ha incontrato questa settimana sembra essere stata persino più forte delle capacità dell’ormai leggendario fondatore del più grande social network del mondo di opporre la propria visione delle cose e del mondo a tutto e tutti.
Zuckerberg non verrà certamente defenestrato da Facebook così come accadde a Steve Jobs durante la sua prima esperienza alla Apple, ma ora i suoi piani di servirsi della propria creatura informatica per finanziare la fondazione a nome suo e di sua moglie dovranno essere quantomeno rivisti.

Tutto ha inizio nell’assemblea degli azionisti, dove tradizionalmente siedono coloro i quali possiedono una quota – piccola o grande – del patrimonio azionario dell’azienda e che possono influire sulle decisioni della società servendosi del diritto interno di voto. Nonostante tradizionalmente ogni azionista sia in possesso di un pacchetto di voti commisurato alla quantità di azioni custodita nel proprio pacchetto, nell’industria hi-tech solitamente i fondatori, così come i primi investitori hanno a disposizione un numero di voti superiore alla quota di cui effettivamente dispongono.
Questo succede dentro Google, dove Larry Page e Sergey Bin possono esercitare un’azione di controllo sulla piattaforma pur non amministrando la maggioranza dei pacchetti azionari dell’azienda, e così anche su Snap Inc, dove i due fondatori hanno recentemente utilizzato i propri poteri decisionali per esautorare gli azionisti dal voto pur essendo nominalmente in minoranza numerica. E la situazione è anche peggiore dentro Facebook, dove Zuckerberg concentra nelle sue mani sin dal 2012 grazie al possesso della maggioranza di azioni.
Sempre nello stesso anno però i fondatori di Google decisero di emettere una serie-C di classi d’azione, che garantivano l’entrata nella partecipazione azionaria della società senza però possedere il diritto di voto durante le assemblee dei soci – distribuendone una per azione e raddoppiando il proprio pacchetto azionario; in questo modo Page e Brin poterono vendere ulteriori quote di Google – ed incassare una grande quantità di denaro – senza che il proprio potere nell’azienda diminuisse. Naturalmente tale mossa fu possibile solo grazie all’estremo controllo esercitato dai due fondatori sull’azienda, poteri che Zuckerberg non sembra disporre attualmente.
Il creatore del social network di Menlo Park ha dovuto infatti cedere davanti alla causa intentata dall’assemblea degli azionisti, che avevano trovato il suo tentativo di emulazione fin troppo ambizioso. Zuckerberg non soltanto infatti aveva tentato di approvare il tentativo di introduzione di tre azioni non-votanti per ogni azione, consentendogli dunque di vendere i tre quarti del proprio pacchetto azionario senza perdere controllo su Facebook, ma a consigliargli una simile azione era stato Marc Ardeesseen, venture capitalist e soprattutto membro del consiglio di amministrazione – il quale si supponeva rappresentasse gli interessi degli azionisti.
Ora Zuckerberg dovrà attingere alla propria riserva privata azionaria, e lo stesso fondatore ha cercato di fasciarsi la fronte un po’ contusa affermando che il grande valore raggiunto da Facebook durante questi anni è tale da permettergli di vendere qualche azione e disporre di sufficiente denaro per la propria fondazione (la Chan Zuckerberg Foundation). Senza dubbio: quello che è però più dubbioso è la sua capacità di mantenere il controllo di Facebook anche quando questo sarà diventato fin troppo grande perchè una persona sola possa sperare di rimanerne in sella tanto a lungo da non esserne disarcionato.
Vuoi sapere qual è il metodo di Zuckerberg per fare “beneficenza“? Te lo spieghiamo noi QUI!
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