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#Applefun: La tecnologia di riconoscimento facciale dell’iPhone 8 sarà un disastro per la privacy

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La tecnologia di riconoscimento facciale dell’iPhone 8 potrebbe rappresentare un grave rischio per la privacy di tutti i suoi utilizzatori, e forse anche di qualcuno che con i dispositivi Apple non ha niente a che farci. Si tratta del grido d’allarme lanciato dai rappresentanti di almeno una dozzina di associazioni a tutela dei diritti degli utenti, che sono state raccolte dalla piattaforma web Mashable e che non potevamo non segnalare all’interno della nostra rubrica settimanale dedicata appunto al colosso californiano che, nei prossimi giorni, andrà a presentare la nuova punta di diamante della linea di smartphone della società.

Siete pronti per scoprire perchè la tecnologia di riconoscimento facciale dell’iPhone 8 rappresenta una minaccia per la privacy?

La tecnologia di riconoscimento facciale

La tecnologia di riconoscimento facciale dell’iPhone 8 non è certamente una novità per il mondo Android, ma nemmeno per gli alti piani della casa di Cupertino, e per i suoi ingegneri.

Nel primo caso, infatti, non è scorretto riconoscere proprio all’ecosistema Google un primato nell’applicazione pratica delle tecnologie di riconoscimento del volto, integrate – tra gli altri sistemi analoghi – per la prima volta sui dispositivi Samsung Galaxy S8 nell’aprile di quest’anno. Sfortunatamente per i possessori del Top di Gamma coreano, l’algoritmo dedicato all’analisi del volto quale sistema di sblocco alternativo a impronte digitali si è rivelato un “trojan inconsapevole. Test indipendenti rivelarono infatti l’imbarazzante semplicità con la quale chiunque in possesso di una fotografia del proprietario dello smartphone – reperibile da qualunque profilo Facebook – potesse servirsene per sbloccare in autonomia il dispositivo, facendo scivolare la feature nuovamente nell’ombra.

In realtà, si tratta di un’ombra piuttosto affollata, popolatasi solamente nell’ultima settimana da Alipay, servizio di pagamento legato al gigante dell’e-commerce cinese Alibaba e in grado di offrire il servizio “Smile-to-pay” presso i punti vendita KFC in Cina, derivato appunto dal metodo di rilevamento visuale.

sistema di riconoscimento facciale dell'iPhone 8
Uno dei brevetti presentati da Apple in merito alla tecnologia di riconoscimento facciale dell’iPhone 8

E, con l’arrivo del sistema di riconoscimento facciale dell’iPhone 8, scopriamo che Apple aveva già iniziato a lavorarvi sopra sin dal 2007: il brevetto relativo alla tecnologia utilizzata sul nuovo device (a sua volta una variazione di uno già depositato nel 2013) è infatti un derivato di un’altra serie di progetti realizzati proprio in quell’anno da Tony Fadell, il quale però lasciò l’azienda nel 2008. Ad aggiungere carne sul fuoco, aumentando le aspettative, ha contribuito anche la difficoltà a reperire proprio il testo del brevetto, depositato in marzo ma reso pubblico solamente in queste settimane, segno dell’impegno profuso da Apple in merito e della volontà di trasformare il sistema di riconoscimento facciale dell’iPhone 8 in una punta di lancia capace di conquistare le masse.

D’altra parte, questo lo si poteva già intuire dalle recenti acquisizioni della società: prima l’azienda RealSense, e successivamente PrimeFace (start-up responsabile dello sviluppo dei sensori che hanno reso possibile il Kinect di Microsoft) sono entrate a fare parte del carnet di Apple, e tutte sono specializzate in materia.

I problemi alla privacy

Ma non tutti sono così ottimisti sulle buone possibilità della tecnologia di riconoscimento facciale dell’iPhone 8: alcuni, come il Senior Staff Attorney dell’Electronic Frontier Foundation Adam Schwartz, sono vivamente preoccupati.

Intervistato dal sito Mashable a proposito, Schwartz ha focalizzato l’attenzione sulla modalità di rilevamento “always on che, a meno di eventuali smentite, verrà impiegata dal dispositivo Apple per evitare all’utente la seccatura di dover interagire fisicamente con lo smartphone per avviarne la procedura di sblocco. Questo implica dunque che la tecnologia di riconoscimento facciale dell’iPhone 8 sarà costantemente attivo ed alla ricerca di volti, fatto che potrebbe avere numerose implicazioni per la privacy – similmente a quanto già accade con i dispositivi Amazon Echo. Conseguentemente sarà necessario sapere se tali dati saranno poi accessibili alle autorità, che potrebbero servirsene per ricostruire gli spostamenti di un sospettato o dagli stessi dipendenti in un’eventuale fuga di informazioni interna all’azienda.

Ma non solo: la chiave della tecnologia di riconoscimento facciale dell’iPhone 8 sarà dato dal sistema di archiviazione dei volti, così come sia Schwartz, sia Jim Dempsey (direttore del Berkeley for Law and Technology) hanno sottolineato. L’algoritmo sbloccherà lo smartphone basandosi sulle immagini realizzate dall’utente, o piuttosto sul risultato alfanumerico del processo di mappatura del volto? Nel secondo caso, dice Dempsey, il livello di sicurezza potrebbe aumentare, e di molto.

Si tratta infatti di un ragionamento piuttosto semplice: al contrario delle impronte digitali, chi utilizza tale sistema di sblocco è contemporaneamente solito pubblicare su varie piattaforme sociali la propria password principale, ossia il proprio viso, rendendolo a chiunque disponibile. Se dunque la tecnologia di riconoscimento facciale dell’iPhone 8 dovesse basare il proprio algoritmo unicamente sulle immagini pervenute dell’utente, allora sarebbe sufficiente una fotografia in alta definizione (magari prelevata da Instagram) per ingannarne il meccanismo, così come una nuova acconciatura potrebbe invece sortire l’effetto opposto.

Ma secondo le indiscrezioni, gli sforzi di Apple si sono orientati proprio sull’affidabilità delle proprie tecnologie: mescolando quanto riportato dai brevetti con i risultati dei rumor, sappiamo che molto probabilmente l’iPhone 8 si servirà degli infrarossi e di un sistema di combinazione dell’immagine 2D e 3D del volto – comprese profondità dei vari punti del viso, contorni, elementi caratteristici quali nei e cicatrici.

E la casa di Cupertino non avrebbe potuto fare altrimenti: espandendo lo schermo su tutta la superficie disponibile (esclusa la fotocamera frontale), non era rimasto spazio per il sensore biometrico.

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Fonte Il Post BGR
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