WhatsApp e Instagram condividono informazioni con Facebook per la lotta al terrorismo, ma nessuno sa né a quali dati i moderatori di Facebook facciano riferimento né in quale livello si possa quantificare il flusso di informazioni. A riportarlo è Monika Bicker, Director of Global Policy Management, insieme a Brian Fishman (Counterterrorism Policy Manager) all’interno del più vasto documento redatto in risposta alle continue accuse da parte di governi nazionali e istituzioni contro Facebook ed il suo ruolo nella lotta al terrorismo.
Siete pronti per scoprire tutto ciò che (non sappiamo) sulla condivisione dei dati tra Facebook e WhatsApp?
WhatsApp condivide dati con Facebook, ma nessuno sa quali
“Because we don’t want terrorists to have a place anywhere in the family of Facebook apps, we have begun work on systems to enable us to take action against terrorist accounts across all our platforms, including WhatsApp and Instagram. Given the limited data some of our apps collect as part of their service, the ability to share data across the whole family is indispensable to our efforts to keep all our platforms safe.”
Monika Bicker, Director of Global Policy Management at Facebook
Con queste parole Monika Bicker ha dato comunicazione dell’ormai in corso collaborazione tra WhatsApp, Instagram – e dunque le due principali suite esterne all’ecosistema Facebook – ed il social network di Menlo Park per la lotta al terrorismo.
Più volte infatti governi, presidenti ed istituzioni più o meno governative hanno manifestato la propria rabbia nei confronti dei giganti del web per le “deboli” risposte contro gli atti di terrorismo online – il più illuminato palcoscenico dove si è potuta constatare una simile insofferenza è stato proprio l’ultimo G7 a Taormina, ma gli esempi sarebbero innumerevoli.
Dopo però il plauso dell’Unione Europea, Facebook ha deciso di chiarire il proprio atteggiamento con un post – datato 15 giugno – in cui vengono chiariti i mezzi ed i metodi impiegati per combattere la minaccia della cyberjihad, e non solo. Ma ai più è certamente sfuggito un interessante passaggio del documento, raccolto dal quotidiano The Indipendent che ha poi contattato Facebook per maggiori informazioni.
La sezione, riportata all’inizio di questo articolo, cita l’uso di “limited data” prelevato da WhatsApp e Instagram “to keep all our platforms safe”, ma non specifica né qui né in altri paragrafi di quali dati effettivamente si servano per contrastare “terrorist account”. Successivamente, forse proprio in previsione dei dubbi che la citazione di WhatsApp – un’app di chat che, al contrario di un social network come Instagram, non dovrebbe possedere dati da condividere – viene puntualizzato che:
“Because of the way end-to-end encryption works, we can’t read the contents of individual encrypted messages — but we do provide the information we can in response to valid law enforcement requests, consistent with applicable law and our policies.”
Dunque i messaggi non sarebbero leggibili dalla compagnia poiché crittografati end-to-end – giustamente – ma allo stesso tempo questa collaborazione non può che riportarci indietro al 2016, quando Facebook tentò di unificare le banche dati di WhatsApp e Facebook ma gli venne impedito dalla Commissione Europea, che aveva ritenuto l’intero impianto della nuova privacy policy quantomeno ingannevole.
Che Facebook abbia potuto ottenere con la lotta al terrorismo quanto in passato gli era stato vietato? Aggiorneremo l’articolo qualora ci fossero novità in proposito.
Secondo Pavel Durov, fondatore di Telegram, WhatsApp li legge eccome i messaggi degli utenti: scopri QUI tutti i dettagli delle sue accuse contro Facebook!
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