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Google I/O: fallimenti, successi, storia e informazioni del principale evento Google – GNU

La più grande conferenza Google, ed il più importante evento per gli utenti Android

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Il Google I/O è probabilmente il più grande evento che la casa di Mountain View tenga durante l’anno: salvo casi straordinari, è durante i giorni delle numerose conferenze ospitate sul palco del Moscone Center di San Francisco che Google illustra ai presenti le novità attraverso le quali tenta, ogni anno sempre più tenacemente, di sconvolgere il panorama tecnologico mondiale.

Siete pronti dunque di scoprire tutto ciò che occorre sapere sul Google I/O?

Che cos'è il Google I/O

Nato nel 2008, il Google I/O (acronimo per “input/output“) non è altro che una delle molteplici conferenze che l’azienda americana tiene durante l’anno per illustrare ad investitori, esperti e semplici appassionati e curiosi le sorprese e le nuove tecnologie sulle quali i propri reparti di sviluppo e ricerca si sono concentrati negli ultimi anni.

Google I/O
Già, c’è stato un periodo in cui Google non aveva troppi peli sulla lingua

La conferenza venne per la prima volta organizzata presso il Moscone West Conference Center, a San Francisco, il 28 maggio 2008; inizialmente pensato come un evento della durata di due giorni, nel corso degli anni l’espansione dell’azienda e la rapida conquista dell’intero mercato mobile da parte di Android – che fu il protagonista indiscusso della prima edizione – portarono il Google I/O ad espandersi sia fisicamente (spostandosi presso il più ampio Shoreline Amphitheater) sia temporalmente, aggiungendo una giornata alla propria timeline.

Riuscire ad ottenere un biglietto per il Google I/O non è facile: ogni anno i limitati posti vengono prenotati da sviluppatori, software house e testate giornalistiche pochi secondi dopo l’apertura delle iscrizioni online, rendendo ardua l’impresa di ottenere anche solo un posto; nel corso degli anni Google ha modificato il sistema di vendita consentendo di attendere anche a singoli eventi della giornata, piuttosto che a tutte le conferenze di cui si compone il Google I/O, un atteggiamento motivato dall’estrema varietà degli argomenti trattati  molti dei quali di carattere prettamente tecnico e rivolti ad un pubblico ristretto di developers e programmatori.

Fortunatamente, ogni anno Google tiene un live streaming degli eventi su YouTube, raggiungibile attraverso il sito ufficiale che contiene anche il programma delle giornate; da qualche tempo è disponibile anche un’app su Google Play per seguire gli update direttamente sullo smartphone.

Storia del Google I/O

Google I/O 2008

Si tratta della prima edizione del Google I/O, tenutasi presso il Moscone West Conference Center di San Francisco dal 28 al 29 maggio; la principale novità del tempo fu naturalmente Android, un sistema operativo per smartphone – allora al loro primo debutto nella forma che oggi tutti conosciamo – che variò l’immagine di Google presso il grande pubblico, considerato a quel tempo principalmente un motore di ricerca.

Insieme ad Android vennero presentate anche altre tre novità:

  • Google Gears: un sistema di API elaborato per aiutare le web app (allora utilizzate tanto quanto le normali applicazioni basate su file APK, lo stesso Steve Jobs le riteneva lo standard del futuro – e forse aveva ragione) a funzionare anche in assenza di una connessione Internet, basandosi su un meccanismo di sincronizzazione con le cache del telefono. Vennero abbandonate nel 2011 a favore dell’HTML5;
  • Google Apps Engine: un servizio che consente a sviluppatori e produttori di realizzare e ospitare sulla propria piattaforma app in formato web. Gratuito, stabile e sicuro, si basa su un sistema di risorse scalabili che diventa a pagamento una volta raggiunto il quantitativo limite per il piano base, rendendolo così uno strumento accessibile sia per neofiti che per aziende di medie e grandi dimensioni;
  • OpenSocial: un sistema di API ideato insieme a MySpace per lavorare in collaborazione con i social network e le reti sociali, allora ai loro primi passi. Venne poi abbandonato nel 2015 a favore di W3C.

Google I/O 2009

Tenuto ancora tra il 28 e il 29 maggio, non vennero presentate particolari novità all’infuori di Google Wave, un’impressionante piattaforma web per la collaborazione sociale che, secondo le aspettative e gli obbiettivi di Google, avrebbe dovuto inglobare al proprio interno il sistema di messaggistica istantanea, un servizio di email e di wiki, oltre ad altri aspetti di social-networking. Il suo nome era una citazione dalla serie TV Flyers, così come molti altri easter egg contenuti al suo interno.

Google I/O
No, forse Google Wave non era molto user-friendly
  • L’idea della collaborazione era il pilastro portante di Google Wave, tanto che la prima release – rilasciata il 30 settembre successivo – diede ad una base di 100.000 utenti la possibilità di invitarne altri otto, per un massimo di 600.000 persone totali; integrato con le principali GApps di allora (GMail, che nel corso dello stesso evento venne rilasciata su Android, Google Docs, Google Maps e via discorrendo), open-source, avrebbe dovuto permettere di generare “onde comunicative” che avrebbero lasciato la possibilità agli utenti iscritti alla piattaforma di creare contenuti condivisi e modificabili.

Sfortunatamente, l’accoglienza non fu delle migliori e già nel 2010 il progetto venne abbandonato ed inglobato in Google Documenti; oggi è l’Apache Software Foundation che si occupa del suo sviluppo.

Piccola nota di colore: durante la conferenza vennero distribuiti ai presenti uno smartphone myTouch 3G, un device HTC dotato di Android 1.5 Cupcake – anche se nello stesso giorno venne annunciato Android 1.6 Donut.

Google I/O 2010

Al suo terzo anno di vita, Android cominciava ad essere un sistema operativo diffuso ed in crescita, e dunque richiedeva nuovi sforzi ed aggiornamenti perchè gli utenti potessero ottenere nuove features, nuove funzionalità e le necessarie correzioni ai bug: per questo motivo Google decise di passare da Android 1.6 Donut ad Android 2.0 Eclaire e successivamente ad Android 2.2 Froyo, che venne presentato durante il secondo giorno della conferenza che si tenne tra il 18 e il 19 di maggio.

Google I/O cos'è
L’HTC EVO 4G

Si trattò di un Google I/O particolare: innanzitutto, anche questa volta venne regalato uno smartphone a tutti i presenti, e si trattava anche di un device parecchio rivoluzionario, se comparato all’epoca. Era l’HTC EVO 4G: con 4,3 pollici di schermo, cominciava ad assumere dimensioni importanti – quasi ridicole se paragonate ai 5,5 pollici di media odierni – e soprattutto annunciava l’arrivo del 4G, di cui l’HTC EVO era però solo un semplice emissario (integrava una tecnologia WiMax, e dunque non totalmente LTE).

Al suo interno trovava posto Android 2.2 Froyo che, come accennato, venne presentato dopo due giorni di keynote durante i quali venne data molta enfasi a Google TV, il SO per televisori realizzato in collaborazione con Intel, Logitech e Sony per l’accesso alle proprie app anche da TV. Dopo qualche anno venne poi convertito in Android TV, con l’aggiunta nel 2011 del Google Play Store.

  • Android Froyo portò alcune implementazioni per quel tempo rivoluzionarie: la possibilità di spostare le app sulla scheda SD, e la capacità di aggiornarle direttamente dall’Android Market con un solo tap.

Infine, venne annunciato il Chrome Web Store, che ancora oggi troviamo integrato su Chrome e che allora prevedeva l’installazione solamente di estensioni – le app sarebbero giunte qualche anno dopo.

Google I/O 2011

L’edizione del 2011 del Google I/O, tenutasi tra l’11 e il 12 di maggio, può essere tranquillamente definita l'”edizione fantasma” poichè praticamente la maggior parte delle piattaforme e delle novità annunciate scomparve dalla circolazione pochi mesi dopo la loro presentazione.

  • La sparizione più clamorosa fu probabilmente quella dell’Android Upgrade Alliance, un’alleanza tra produttori di smartphone e Google che venne siglata per permettere ai device Android di ricevere più velocemente gli aggiornamenti di sistema, ma come ben tutti sappiamo, non andò oltre le parole spese dal palco del Moscone Center.
Google I/O
Un’immagine del misterioso Android@Home nella sua versione fisica
  • A seguirlo vi fu Android@Home, un futuristico – forse tropposistema di coordinamento dell’allora in fasce (o probabilmente ancora immerso nel liquido uterino) Internet of Things, con tanto di Project Tungsten, un antesignano del Google Home che avrebbe aiutato l’utente Android a gestire la propria smart home – ma che sfortunatamente non venne mai più menzionato da nessun top manager Google nei mesi successivi il Google I/O.
  • Infine, Android 3.0 Honeycomb: la terza versione del sistema operativo di Google fu progettata esclusivamente per i tablet, e difatti venne rilasciata sui modelli allora lanciati da Samsung (il Samsung Galaxy Tab 10.1 Limited Edition) e Motorola (il Motorola Xoom) e non godette di particolare fama.

A controbilanciare questa serie di fantasmi tecnologici accorse la presentazione di Google Music (nato come spazio cloud per l’archiviazione di 20.000 canzoni, e successivamente trasformato in un servizio di streaming musicale a pagamento con il nome di Google Play Music) ed i Chromebook, i laptop equipaggiati con Chrome OS che però non andarono quasi mai oltre il territorio statunitense. Grandi regalie per gli sviluppatori, che tornarono a casa con il tablet Samsung, un Chromebook Samsung Serie 5 e un Verizon WiFi Hotspot.

Google I/O 2012

Nonostante la fine del mondo alle porte – o, probabilmente, proprio per tale motivo – Google decise di estendere la durata della conferenza a tre giorni di puro divertimento, concentrate durante un’insolita edizione che si tenne dal 27 al 29 di giugno e che, lra le tante novità, la più duratura e significativa fu Google Now.

  • L’assistente personale di Google era una risposta indiretta a Siri, ma più che altro una naturale evoluzione di iGoogle, l’interfaccia a schede che tanto spopolava tra gli utenti desktop del motore di ricerca e che sarebbe poi stata sostituita l’anno successivo proprio da Google Now. L’idea che la casa di Mountain View stesse realizzando un assistente personale si era già diffusa l’anno precedente, quando venne fatto il nome del progetto “Majel” – chiaro riferimento all’AI di Star Trek.

Android 4.1 Ice Cream Sandwich, la piattaforma dove Google Now fu ospitato, non fu una vera sorpresa in quanto nell’edizione precedente era già stato accennato, seppur brevemente (per rimediare alla portata limitata di Android Honeycomb?); si parlò di statistiche e numeri con la presentazione di Google Analytics e l’annuncio del raggiungimento dei 400 milioni di utenti Android, cifra che sarebbe poi più che raddoppiata nell’arco di un anno. Ad accompagnare Android vi fu Google+, il nuovo social network che, dopo qualche anno di agonia trascorso a rincorrere Facebook, avrebbe (forse) trovato la sua dimensione ideale nella forma attuale.

Sul piano hardware, debuttò il Nexus 7, un tablet dal prezzo di soli 299$, e il Nexus Q, un device che non procedette oltre la presentazione ed in possesso solamente di coloro che attesero all’evento. Ma sicuramente ciò che scosse maggiormente il Google I/O dalle sue fondamenta, anche se solo per una stagione, fu il Project Glass, successivamente rinominati “Google Glasses“.

  • Gli occhiali intelligenti di Google vennero presentati da Sergey Brin, che si lanciò in paracadute sul Moscone West Conference Center ed entrò nella sala in Mountain Bike filmando in diretta l’evento dal paio che teneva davanti agli occhi; vennero successivamente messi in vendita attraverso il progetto Explorer al costo di 1.500$, ma non furono sfortunatamente di gradimento al pubblico, per una serie di ragioni che potete trovare condensate in QUESTA guida.

Google I/O 2013

Stranamente, il 2013 non vide una nuova versione di Android nel suo Google I/O annuale – Android 4.3 sarebbe poi stato presentato mesi dopo; anzi, si può dire senza possibilità d’errore che Google Play fu il vero protagonista delle due giornate, con la trasformazione in un servizio diffuso non alle sole applicazioni, ma ad un intero ecosistema digitale e d’intrattenimento: nacquero così Google Play Games e Google Play Music Unlimited, ma soprattutto Google Play Edition.

Google I/O
Uno smartphone HTC Google Play Edition – Crediti immagine: Venturebeats
  • Il marchio contrassegnava alcuni smartphone di case produttrici indipendenti dalla linea Nexus, ma che comunque avrebbero contenuto al proprio interno una versione stock di Android e sarebbero stati aggiornati direttamente dalla casa di Mountain View. Un compromesso che non sarebbe durato molto a lungo – una manciata di telefoni di produttori del calibro di HTC, Samsung ed LG avrebbero goduto di questa fortuna, cessata nel 2015 ma mai definitivamente soppressa – ma che segnava un ulteriore tentativo di Google di risolvere il problema degli aggiornamenti.

Durante questo Google I/O venne anche presentato Hangouts: il servizio di chat e messaggistica di Google+ – che nel frattempo ottene un nuovo design funzionale all’upload di fotografie in alta risoluzione, così come richiesto dalla grande userbase del social network – avrebbe resistito sino al 2017, sostituendo Google Talk ma venendo poi soppiantato dalle app Duo e Allo.

Google I/O 2014

Se Android KitKat venne annunciato al di fuori degli eventi del Google I/O, l’anno successivo Android L – successivamente rinominato “Lollipop” – sarebbe stata la prima versione del sistema operativo a ricevere una Developers Preview, ossia una modalità d’accesso in anteprima nella forma di un SO in fase di testing. Se i Google I/O avevano già avuto la propria “edizione fantasma“, l'”edizione meh” sarebbe stata proprio questa, per via dell’alto numero di prodotti rilasciati, mai abbandonati ma nemmeno particolarmente supportati nel corso degli anni:

  • Android TV: successore di Google TV, non è altro che il sistema operativo di Google per Smart TV, e che punta principalmente sull’appeal dei dispositivi Chromecast per trainare la propria fama;
  • Android One: un poco deludente rispetto alle aspettative che lo avevano accompagnato le settimane precedenti la conferenza, il programma di Google per l’espansione nei mercati emergenti avrebbe disatteso anche le speranze dei suoi ideatori, ma la necessità di mantenersi in un mercato strategico come quello del Terzo Mondo ha sempre impedito alla società di abbandonarlo;
Google Fit nella sua release iniziale
  • Google Fit: la casa di Mountain View ha anche puntato alla ginnastica con la propria piattaforma dedicata al fitness, ma a quanto pare la pigrizia ha vinto sull’inventiva;
  • Android Wear: il SO per smartwatch venne per la prima volta rilasciato su LG G Watch, Samsung Gear Live e sul Moto 360, ma non ottenne mai la fama desiderata da Google anche per via dell’estrema limitatezza del grado di utilità degli orologi intelligenti. Qualche settimana fa ha ricevuto il suo update 2.0, ma a quanto pare non ha contribuito a risolvere il problema.

Molto più appagante sarebbe stata la diffusione ottenuta da Android Auto, presente ora su centinaia di modelli di automobili e motore di punta del comparto dedicato alle auto a guida automatica; altrettanto soddisfacente sarebbe stato poi il favore riscontrato dal Material Design, la creatura nata dalla mente di Matias Duarte che avrebbe sostituito il design Holo con una struttura più complessa ma ordinata di livelli, pareti, bottoni e pulsanti.

  • Il Material Design sarebbe poi diventato infatti il nuovo stile grafico di Google: un insieme di fogli virtuali sovrapposti e dotati di una falsa tridimensionalità che avrebbero seguito principi fisici propri, ma stabiliti e regolati dalle linee guida di Google, una serie di disposizioni alle quali gli sviluppatori sono tenuti ad attenersi.

Google I/O 2015

Sulla scia dell’anno precedente, Google rilasciò anche durante questa edizione una versione di prova del nuovo sistema operativo, Android 6.0 M, che sarebbe poi più avanti divenuto Android 6.0 Marshmallow; le novità di questa versione – sorprendentemente rivelata nel momento di massima diffusione di quella precedente – non furono particolarmente sorprendenti, ma contribuirono a rifinire il lavoro iniziato l’anno precedente con il redesign e introdusse supporti per nuovi formati, quali l’USB Type-C e i sensori per impronte digitali. Avrebbe suscitato molto più clamore la presentazione del nuovo Google Photos.

Google I/O 2015
Google Photos permetteva (e consente ancora) di caricare un quantitativo infinito di immagini
  • Nato come servizio di archiviazione di immagini di Google+, con il tempo Google Photos aveva acquisito maggiore indipendenza divenendo poi un prodotto indipendente: un servizio cloud dotato di spazio illimitato dove gli utenti avrebbero potuto caricare tutte le immagini salvate nel device, eseguire ricerche sulla base di elementi paesaggistici, luoghi o persone ritratte grazie all’intelligenza artificiale integrata e tanto altro ancora. La risoluzione è garantita come “alta“, ma per mantenere quelle originali occorre ricorrere a Google Drive.

Un’altra rivoluzione, ma ancora in divenire, sarebbe stata poi la presentazione di Android Pay, il servizio di pagamento di Gogole tramite smartphone; contemporaneamente venne presentato anche il Project Tango, per la creazione di ambienti in realtà virtuale tramite una fotocamera speciale, e il Project Brillo, disegnato per l’Internet of Things.

Gli sviluppatori presenti poterono attribuirsi un Nexus 9 – con la speranza, da parte di Google, di ottenere un nuovo boost nelle app per tablet – e un nuovo modello di Cardboard, il visore VR economico presentato l’anno prima.

Google I/O 2016

La versione del 2016 del Google I/O sarebbe stata probabilmente la più sorprendente in termini di novità presentate, tanto che si tenne nell’arco di tre giorni in un nuovo centro congressi, il Shoreline Amphitheatre; la luce diretta era tale che ai presenti vennero consegnati occhiali da sole e kit per ripararsi dai raggi, così come un’app d’intrattenimento per lanciare tra la folla aeroplanini di carta virtuali. Molte le novità annunciate, ma tutte furono prorogate nella loro data di rilascio tanto che il Google I/O 2016 venne ricordato come l’anno delle “versioni beta“:

  • Android N: il sistema operativo avrebbe conosciuto una nuova versione, che avrebbe introdotto oltre 250 novità e features tra cui la modalità Multi-Window. Il nome sarebbe stato attribuito secondo una raccolta online di proposte, che si trasformò dopo poco tempo in una burla da parte di Google – che mai avrebbe chiamato Android N con il nome di uno sconosciuto dolce indiano;
Google I/O 2016
Tu quoque!
  • Google Assistant: il sostituto di Google Now non sarebbe stata una semplice schermata a schede così come lo erano stati i suoi precedenti rivali (Google Now e Now on Tap), ma un vero e proprio cervello elettronico al servizio degli operatori. In concorrenza con Alexa di Amazon e Siri di Apple, è stato inizialmente disponibile solo su Google Allo, e successivamente rilasciato come software indipendente;
  • Allo: app di messaggistica e sostituta di Hangouts, che sarebbe diventato un tool per la comunicazione aziendale. Il punto forte dell’app è dato dalla presenza del Google Assistant, capace di interagire in chat private e di gruppo, ma è comunque dotata di supporto agli stickers, ai bot – ma solo quelli lanciati dalla piattaforma – e alle chat segrete, dotate di protocollo Axolotl;
  • Duo: app per le videochiamate VoIP. Utile, stabile e ben realizzata;
  • Google Home: un rivoluzionario – per gli standard di Mountain View – dispositivo per le smart home. Nonostante l’aspetto da deumidificatore, Google Home integra il Google Assistant ed è capace di interagire con gli altri dispositivi della casa;
  • Android Wear 2.0: dopo anni di proteste e mugugni da parte di utenti e sviluppatori, Google ha lanciato la seconda versione di Android Wear, introducendo alcuni, importanti miglioramenti tra cui maggiore stabilità, maggiore indipendenza dello smartwatch dal dispositivo e tanto altro – ma la strada è ancora lunga.

Durante il Google I/O si parlò anche di fondere Chrome OS, il SO dei Chromebook, e Android in un’unica piattaforma, ma senza particolari risultati pratici. In compenso, oggi c’è Fuchsia OS!

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