Bisogna avere assoluta fiducia in sè stessi, perchè questa è l’unica cosa che può ispirare fiducia agli altri.
Joseph Paul Goebbles, Diari
Aprire un Tecnologio con la citazione di uno dei più celebri gerarchi nazisti non è una scelta particolarmente brillante per quanti – giustamente – ne ripugnano l’operato, ma avulgendo le parole dal personaggio che le ha pronunciate ci aiuterà a comprendere cosa esattamente sia accaduto, e quali siano state le cause che abbiano portato al fallimento di Amazon Underground, uno dei più innovativi tra gli store alternativi a Google Play.
L’antefatto è riassumibile in poche parole, ancora più scarne di quelle riportate da Amazon all’interno del comunicato nel quale spiega le ragioni della dipartita del servizio “Actually Free” Amazon Underground: nessuno scarica le applicazioni. E se non ci sono utenti, di conseguenza gli sviluppatori non ricevono i guadagni che, stando agli accordi che avevano reso Amazon Underground tanto particolare, spettano loro sulla base del tempo trascorso dall’utente nell’utilizzo dei propri contenuti. Le applicazioni ospitate nella costola dell’Amazon App Shop infatti erano tutte completamente gratuite – compresi gli acquisti in-app – e ciò assecondava la strategia di remunerazione, in quanto un utente dotato di libero accesso a qualsiasi contenuto è invogliato non solo a preferire Amazon Underground rispetto agli altri store, ma anche a fare un uso più intensivo dei suoi giochi, tool, app.
Così non è stato, poichè – spiega Amazon nel suo comunicato – gli sviluppatori hanno ormai metodi alternativi di guadagno; forse il fallimento di Amazon Underground non era preannunciato, ma certamente non sarebbe occorsa l’Oracolo di Delfi per capire che neppure la società di e-commerce aveva mai posto grande fiducia nel proprio modello di business alternativo nel campo delle applicazioni. Avendo dedicato più di XXX Puntate allo store tra le pagine di AppElmo e nella sua rubrica dedicata, ho avuto occasione di analizzare i punti di forza e di debolezza dello store, e il piatto della bilancia tendeva decisamente più verso questi ultimi.
Oltre naturalmente al peculiare sistema di vendita delle applicazioni, il fallimento di Amazon Underground difficilmente potrà essere imputato alla scelta di includere lo store insieme alla sezione di e-commerce della piattaforma (senza dunque la necessità di mantenere due applicazioni separate), o la possibilità di eseguire gli aggiornamenti semplicemente tappando su una notifica o un pop-up. Al contrario, le ragioni della dipartita sono da ricercarsi nella grafica inspiegabilmente preistorica se paragonata alla perfezione del Material Design di Google Play, o al complicato e per nulla ottimale sistema di navigazione delle app.
Il Material Design dell’Amazon App Shop, peraltro limitato al menu laterale ed alcune porzioni della Home, le cui animazioni sono tutt’altro che fluide, non si riflette su Amazon Underground, come quasi questo fosse composto da vischioso bitume. Le categorie che ne compongono la schermata di accesso sono poche e squallide, il sistema di ricerca confonde app e prodotti dello store, rendendo praticamente impossibile l’individuazione di un gioco che sia affiliato anche ad una linea di prodotti di merchandising, le software house di un certo peso sono limitate ad una ristretta cerchia di familiari, gli stessi che il giorno del pranzo di Natale si danno malati o assenti.
Ma la più forte disparità è registrabile nel confronto quantitativo tra applicazioni e giochi: nonostante sia appurato che sia molto più semplice e forse remunerativo realizzare un endless runner in 8-bit piuttosto che un’app per la gestione dei contatti, i pochi strumenti scaricabili da Amazon Underground sono limitati nella grafica e nelle funzionalità, e riuscire a reperirne di inediti da inserire nella sopracitata rubrica è ogni settimana più difficile. Sempre che poi, dopo il download, lo sviluppatore si ricordi di inviare su Amazon Underground il pacchetto di aggiornamento, praticamente assenti.
Ciò che però ha contribuito a rendere il fallimento di Amazon Underground l’unica luce in fondo al tunnel, è stata appunto la mancanza di attenzioni particolari riservate dal padre alla propria non deforme, ma semplicemente diversa creatura, un brutto anatroccolo che sarebbe potuto diventare cigno, se solamente i genitori lo avessero nutrito sino all’età adulta. Ora, invece, a partire dal 31 maggio 2017 nessuna nuova app sarà più caricata e improvvisamente, in un qualsiasi giorno dell’estate dello stesso anno, le app scaricate non saranno più accessibili.
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