I 5 sistemi operativi alternativi ad Android

Android non vi piace, e nemmeno iOS? Avete qualche alternativa, anche se nessuna è così incoraggiante

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Stando ai dati degli analisti, Android ed iOS sono diventati i sistemi operativi principali del mondo mobile: mentre le ultime rimanenze di Windows Phone e Symbian vengono lentamente spazzate via, Google si appresta a gettare la propria ombra ingombrante su tutto il mondo degli smartphone liberi – gli altri, naturalmente, sono di proprietà di Apple. In Spagna, Cina ed Italia Android è presente in oltre il 75% dei device: è possibile che non esistano alternative ad Android, e dunque sistemi operativi ad Android?

In realtà, ponendo attenzione, è facile riconoscere alcune alternative ad Android: molte, se non tutte, sono ancora molto acerbe ma promettono di introdurre novità ed innovazione in un mondo sempre più catturato dalla gravità rilasciata dalla massa di Android, mentre altre ancora partono proprio dall’SO di Google per affermare la propria indipendenza. Siete pronti per scoprire i 5 sistemi operativi alternativi ad Android?

#5 – Derivati di Android

Possono esistere alternative ad Android che, partendo proprio dal sistema operativo di Google, giungono a conclusioni completamente differenti dal punto di vista sia della sostanzialità che della filosofia nascosta dietro alla realizzazione dell’SO (dell’essere e del dover essere, praticamente).

Maru OS vuole offrire un continuum per Android e PC

Il primo di questi sistemi operativi alternativi ad Android – ma che ne fanno indirettamente parte – è MaruOS, che si propone di realizzare una versione modificata che possa permettere allo smartphone di diventare un’estensione, mantenendo al contempo la propria indipendenza, del PC o del laptop di cui l’utente si serve solitamente. Custom ROM basata su Debian, Maru OS permette – ma soprattutto promette – un’esperienza desktop completa una volta effettuato il collegamento del device; lo sviluppo, lento ma costante, si è velocizzato con la trasformazione open-source del progetto che gli ha permesso di arrivare su Nexus 5, 7, 5X e 6P. Potete scoprirne di più QUI.

CopperheadOS è invece il nome di un sistema operativo alternativo ad Android che però condivide ben poco della principale caratteristica dell’SO di Google, ossia l’estrema libertà ed apertura ai sistemi circostanti – ma che al contempo ne evita la più grande seccatura, ossia l’esposizione alle minacce ed ai pericoli della Rete. CoppeheadOS è chiuso, sicuro e crittografato, nonostante sia disponibile unicamente attraverso l’installazione su smartphone Nexus e Pixel; potete saperne di più nel nostro approfondimento dedicato.

#4 – Ubuntu Touch

Nato dalla costola del sistema operativo per PC Linux più famoso al mondo, Ubuntu Touch ha immediatamente fatto parlare di sè sia per via della novità rappresentata dallo sbarco di Ubuntu nella competizione dei sistemi operativi alternativi ad Android, sia per le potenzialità intraviste in un SO derivato da un potente e stabile sistema di controllo desktop.

Ciò che occorre ad Ubuntu Touch sono probabilmente maggiori finanziamenti

E difatti Ubuntu Touch, perlomeno nelle intenzioni dei suoi sviluppatori, avrebbe potuto rappresentare un serio pericolo per il dominio di Google: non soltanto infatti poteva connettersi senza difficoltà al PC realizzando un continuum tra device e smartphone – con l’utilizzo di applicazioni desktop e mobili in contemporanea – ma anche fornendo features che Android avrebbe introdotto molto tempo dopo, come il multi-windows (con la differenza che quest’ultimo, su Ubuntu Touch, avrebbe supportato i programmi di entrambe le versioni) attraverso una feature chiamata “side stage“. Al suo interno Ubuntu Touch integrava già alcune app preinstallate come YouTube, Facebook, Twitter e persino un terminale virtuale, ma dopo la presentazione nel 2013, quest’alternativa ad Android ha faticato ad imporsi.

Complice sia la scarsa diffusione presso il grande pubblico di Ubuntu, sia le risorse limitate di Canonical (la società che ne gestisce la produzione), quest’ultima ha deciso di restringere i finanziamenti dedicati a Ubuntu Phone; per ora, l’ultimo device realizzato è BQ Aquaris M10, rilasciato nel 2016 e capace di offrire un’esperienza sia desktop che mobile.

#3 – Plasma Mobile

Se non conoscete Plasma Mobile, non vi preoccupate: quest’alternativa ad Android ha da poco mosso i suoi primi vagiti, rappresentando forse la concorrenza più giovane al sistema operativo di Google – ma non per questo meno agguerrita.

Nonostante la giovinezza, Plasma Mobile sembra promettere bene

Realizzato da KDEK Desktop Enviroiment – Plasma Mobile è l’estensione per smartphone (limitata a Nexus 5 e OnePlus One) dell’ambiente desktop più diffuso per computer Linux, KDE Plasma: controllato da una società no-profit e completamente open-source, Plasma Mobile è ancora in una fase sperimentale e dunque non si sa molto a riguardo. Ciononostante, le premesse sono incoraggianti: dispositivi compatibili con ambienti desktop, mobili e persino Smart TV, con supporto alle applicazioni per Ubuntu Touch, Nemo e Sailfish OS. Qualora vogliate saperne di più, è disponibile un forum ufficiale di supporto.

#2 – Tizen

Nonostante Tizen OS sia famoso soprattutto per il continuo riferimento, da parte della stampa di settore, alla sua possibile concorrenza a Google in quanto il principale tra i sistemi operativi alternativi ad Android di Samsung, non è in realtà di esclusiva proprietà della casa coreana, bensì di un consorzio riunito nella Tizen Association.

Un’immagine di Tizen OS

La storia di Tizen OS è alquanto travagliata, e le sue radici spaziano da Samsung a Intel passando per altri SO come MeeGo; ciò che importa è che, nonostante sia la Tizen Association a decidere quali implementazioni operare nel sistema operativo, è attualmente Samsung a prendersi carico dello sviluppo e della realizzazione pratica degli aggiornamenti. Presente principalmente in accessori quali lettori Blu-Ray, smartwatch e Smart TV, il suo esordio nel mondo degli smartphone è stato deludente – con un Samsung Galaxy Z praticamente ignorato dal mercato asiatico in cui venne lanciato. Da sempre accarezzato quale alternativa ad Android, per ora rimane più uno spauracchio da agitare contro Google nei momenti di crisi, piuttosto che un SO completo e funzionante.

#1 – Sailfish OS

Tra tutti i sistemi operativi alternativi ad Android, Sailfish OS è l’unico con un futuro stabile garantito sia dagli interessi delle società produttriciSony è il partner di riferimento di Jolla, l’azienda finlandese che ne gestisce lo sviluppo – sia dalla particolare situazione geopolitica venutasi a creare in Russia.

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Riuscità Sailfish OS ad imporsi nel mercato come il primo tra i sistemi operativi alternativi ad Android?

Nato dalle ceneri di MeeGo – proprio quando Intel decise di abbandonare il progetto per entrare nella Tizen Association – Sailfish OS si è inserito stabilmente nel mercato russofono, con il privilegio di avere a disposizione un mercato composto da milioni di possibili acquirenti. Con la decisione da parte del presidente russo Putin di affidarsi ad alternative ad Android – e dunque a SO esterni alla sfera di influenza degli Stati Uniti – Jolla ha saputo imporsi come partner privilegiato, nonostante il suo futuro rimanga incerto per le performance non esattamente entusiasmanti dimostrate in passato.

In ogni caso Sailfish OS non trasmette fiducia solamente per le capacità imprenditorial-politiche dei suoi manager, ma anche per la serietà applicata al proprio mondo di sviluppoJolla Harbour, per esempio, è la piattaforma che fornisce gli strumenti per lo sviluppo e la pubblicazione di app compatibili. Entro la fine del 2017 dovrebbe giungere sul mercato il primo device Xperia compatibile.

Scopri QUI invece come installare Remix OS, molto più di un’alternativa!

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