Troppi orologi rovinano il brodo – Tecnologio

Tanti, tantissimi, troppi smartwatch Android Wear per un sistema operativo ancora acerbo

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Che cos’è il tempo? Se nessuno me lo domanda, lo so. Se voglio spiegarlo a chi me lo domanda, non lo so più.

Sant’Agostino, Confessioni

Che fine ha fatto Android Wear 2.0?

Questa domanda se la pone Daniel Marchena su XDA Developers, ed il quesito è più che pertinente al desolante panorama in cui versa Android Wear, il sistema operativo di Google che si offre di gestire le notifiche e le applicazioni – quelle che ne presentano la compatibilità, naturalmente – dello smartphone direttamente dallo schermo di pochi pollici del proprio indossabile.

Nonostante sia passato più di un mese dall’annuncio di Android Wear 2.0, quasi nessuno smartwatch delle grandi firme si è presentato al più importante appuntamento della loro carriera – e non staremo a discutere se la colpa sia di Google piuttosto che dei produttori, dato che Daniel offre un quadro esaustivo della situazione designando colpevole, complici e vittime. Anzi, è proprio di queste ultime su cui mi preme porre l’accento: l’utenza.

È inutile menare il can per l’aia: gli smartwatch non piacciono, o almeno non convincono ancora. Il mercato degli indossabili cresce nonostante il declino degli orologi intelligenti, ma solamente per via della popolarità dei fitness tracker, delle smartband e di tutti i wereable che vanno tanto di moda tra gli sportivi, benedetta sia la loro presenza – oltre che di Apple Watch, leader del mercato. Ma se da una parte i consumatori sembrano proprio disinteressarsi agli smartwatch, dall’altra i produttori attraversano la corrente nel senso opposto e, proprio come i salmoni del Canada, si sforzano tanto unicamente per arrivare alla foce del torrente e deporre decine, quando non centinaia di nuovi modelli di smartwatch.

[…] Apple Watch has style in spades – it’s recognizable, highly customizable with various bands and body colors, and it doesn’t try to be a “real” watch, which I think is to its great benefit.

Al contrario però delle prelibatezze ittiche del Nordamerica, non sono i produttori a morire una volta terminata la fase di deposizione ma le uova stesse, ossia gli smartwatch. Ai produttori tradizionali come LG, Samsung, ASUS, Motorola si sono aggiunti i tradizionali studi d’orologeria, e non ultime le marche dell’alta moda, da Hugo Boss ad Armani. Le aziende stanno invadendo il mercato con decine di modelli differenti, dai costi variabili ma tutti limitati da un sistema operativo che ancora non riesce ad esprimere il suo potenziale – sempre che ne abbia uno, vien da pensare. Il risultato è naturalmente un’indigestione dalla quale si stenta a riprendersi: dopo la delusione di un device Android Wear 1.0 – niente più che un grande fermacarte – quale altra soddisfazione potrà ricevere un utente che acquisti uno smartwatch realizzato da una casa di moda?

Non è mia intenzione discriminare Hugo Boss ma se Huawei, Motorola o Samsung riescono a rilasciare un update così vitale per la sopravvivenza del settore degli indossabili intelligenti in tempi brevi, quante speranze pensate che possieda un device realizzato da chi di elettronica non ha mai gestito nulla dai tempi del Samsung Galaxy Ace?

Android Wear 2.0 brings a number of largely-beneficial updates to the Wear platform; however, things like the scrolling crown, Android Pay support, and LTE are not coming to older devices that lack the required hardware.

Come dice David Ruddock, storica penna di Android Police, è tempo che Google prenda in mano il settore degli indossabili e realizzi il proprio smartwatch, sulla base del quale poi gli altri orchestrali accordino i propri strumenti. Non c’è alcuna tranquillità economica nell’acquisto di un dispositivo che l’anno prossimo dovrà essere forzatamente accantonato perchè privo dei requisiti hardware per soddisfare le ultime implementazioni.

Ma il problema è anche del sistema operativo: cosa deve essere Android Wear: un guardiaspalle del dispositivo principale, un accessorio indipendente, o un ibrido tra i due modelli? Non saprei cosa rispondere, ma d’altra parte non sembrano essere in grado di farlo nemmeno i produttori, che continuano a lanciare nuovi modelli nella speranza che nessuno si accorga della bolla. A meno che qualcuno non decida di approfittare dello stato di acerbità di Android Wear e rilasci il proprio sistema operativo indossabile, insieme al proprio dispositivo, pugnalando alle spalle Google e tutta la compagnia.

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