La “rivoluzione dei bot” si è già arenata?

Da Messenger a Telegram, l'annunciata "rivoluzione dei bot" comincia a tirare il fiato

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Ha suscitato scalpore, ma non tanto quanto avrebbe dovuto, la notizia per cui Everlane, un noto retailer online di vestiario, abbia compiuto un’inversione completa dai bot Messenger all’email: dopo infatti aver entusiasticamente accettato di applicarsi alla piattaforma – Everlane fu una delle due compagnie che per prime aderirono al modello dei bot Messenger – la società ha deciso di tornare al precedente sistema di notifica dei clienti affiliati. Qual è il problema dei bot Messenger?

L’annunciata (più volte, ma mai riscontrata nei fatti) “rivoluzione dei botnon ha infatti suscitato i risultati sperati, se, dopo due anni di utilizzo, la più anziana tra le aziende affidatesi ai bot Messenger per incrementare la fidelizzazione dell’utenza abbia deciso, brutalmente, di rigettarli a favore del più vecchio e vetusto sistema comunicativo, le email.

Ma non è un problema unicamente di Messenger: anche i bot Telegram, nonostante tutto, tardano ad affermarsi; anche se le motivazioni possono essere differenti, nella realtà sono riconducibili allo stesso ceppo. Siete pronti per scoprire tutti i problemi dei bot Messenger e Telegram?

Tutti i problemi dei bot Messenger

Il giorno immediatamente successivo alla pubblicazione della notizia per cui Everlane sarebbe tornata al vecchio ma consolidato modello delle email dal deludente sistema dei bot Messenger, la piattaforma ha pubblicato – troppo tardi! – un aggiornamento che ha decisamente semplificato l’aggiunta di nuovi contenuti ai chatbot di Facebook.

Mentre infatti fino a ieri gli utenti, per poter sfruttare appieno un bot Messenger, erano praticamente costretti a dialogare con l’intelligenza artificiale al fine di ottenere un servizio o contenuto (una GIF, una prenotazione al tavolo di un ristorante, una news serale…), con il nuovo update 1.4 sarà sufficiente navigare nell’aggiornato persistent menu.

Il bot Messenger Everlane

Così come osservato da Sarah Perez su Tech Crunch, il principale problema dei bot Messenger era proprio insito nella complessità della struttura di comunicazione tra utente e bot Messenger: per portare a termine un compito era (e continua ad esserlo) necessario navigare, spesso a tentoni, tra le sezioni del bot. Complicati e poco user-friendly, i bot Messenger sarebbero stati snobbati dall’utenza per via dello scarso appeal suscitato, ma è probabile che nemmeno il nuovo aggiornamento sarà risolutivo di problemi che sembrano possedere radici molto più profonde.

L’interfaccia alternativa prevede infatti l’aggiunta di un persistent menu composto da un massimo di tre voci principali, ad ognuna delle quali sono collegabili sino a cinque sotto-voci secondarie. Si tratta chiaramente di una scelta dettata dalla necessità di rendere più schematici, e dunque user-friendly, le sezioni di cui si compone un bot Messenger, ma a tal proposito sorgono numerosi dubbi. Perchè un utente dovrebbe scegliere di utilizzare un bot che, nei fatti, assomiglia più alla versione mobile di un sito Internet? Nonostante molti siti di grandi network dimostrino una scarsa propensione alla responsività, difficilmente questa potrà diventare la nuova isola di salvezza dei bot Messenger.

È chiaro che Messenger sta procedendo verso la direzione sbagliata, con la (mancata) integrazione di features come comandi vocali ed intelligenze artificiali capaci di aiutare l’utente ad orientarsi che paiono più un riverbero dell’aurora che una realtà in divenire. Dopo più di due anni, Messenger non è ancora diventata la principale piattaforma di e-commerce (così come erroneamente predetto), nè i suoi bot hanno suscitato l’interesse e l’attenzione che forse non meritano, ma che una società di tali dimensioni avrebbe sicuramente sperato di ricevere. Ma Facebook può davvero permettersi il lusso di aspettare?

Tutti i problemi dei bot Telegram

Ma se Atene piange, Sparta non ride: nonostante lo scontro Telegram-Facebook si sia notevolmente ridimensionato nel momento il radar di Menlo Park ha individuato un nuovo nemico contro il quale dirigere le proprie bordate, anche il settore dei bot Telegram sembra languire nell’attesa di aggiornamenti che consentano di imprimere una svolta.

Una delle (scarse) prove a suffragio della presenza di accenni ai futuri pagamenti tramite bot

Pagamenti e nuove interfacce grafiche: se infatti la possibilità che in un prossimo futuro la piattaforma potrà ospitare transazioni dirette tra utenti, bot e persino canali sembra possedere una vaga consistenza, lo stesso non può essere detto di un’implementazione di inline keyboard 3.0. Le tastiere virtuali sono sì comode, ma non bastano: animazioni e contenuti visuali interattivi potrebbero davvero lanciare la piattaforma e porla allo stesso livello della concorrenza, perlomeno in termini di popolarità.

È anche vero che, all’interno di un settore strategico per il business, sia proprio il denaro a muovere gli interessi ma soprattutto gli investimenti: come abbiamo detto e come riportiamo anche in questa occasione, senza la prospettiva di ricavare introiti difficilmente le aziende si impegneranno a promuovere o anche solamente a produrre bot Telegram collegati alla propria attività. A riprova di quanto detto, basterà osservare lo stato di desolazione dei games-bot: a parte le continue implementazioni di Gamee – la società con la quale la piattaforma di gaming è stata sviluppata – nessuna software house si è impegnata nello sviluppo di un games-bot proprietario.

Dopo aver (giustamente) puntato all’utenza, è forse necessario cominciare a corteggiare anche le aziende.

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Fonte Tech Crunch
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