I 6 Pro & Contro di Allo

Allo è l’app di messaggistica di Google, e rappresenta anche la novità principale della casa di Mountain View in vista dell’evento del 4 ottobre che porterà alla scoperta dei nuovi dispositivi Pixel ed eventualmente di altri prodotti legati ad Android. Allo non è un’applicazione perfetta nè rappresenta l’apice raggiungibile dal settore della messaggistica digitale; tuttavia, durante l’utilizzo dell’applicazione abbiamo trovato alcune curiosità, anticipazioni, Easter Egg ma soprattutto fatti positivi e negativi che ci hanno spinto a darne un primo, seppur scarno, giudizio.

Siete dunque pronti per scoprire i 6 Pro & Contro di Allo, la nuova app di chat di Google?

PRO

#1 – Google Assistant

Al di là della grafica in Material Design, degli stickers e dell’aria di novità che Allo sembra trasudare, la vera novità dell’applicazione è proprio il Google Assistant: un bot onnisciente e con un’enorme potenzialità che viene ben espressa pur essendo passato davvero poco tempo dalla sua prima release.

Nonostante sia disponibile solamente in inglese, Allo risulta intuitivo e di facile utilizzo: dalla ricerca di video ed articoli ai mini-giochi (tutti prelevati direttamente da Google Search, tra Easter Egg e Doodle passati) sino all’interazione puramente ludica, Google Assistant ha passato il test. Le aspettative erano alte e, nonostante tutto, l’assistente personale di Google sembra averle attese.

Con Google Assistant non è più necessario installare applicazioni quali Tripadvisor (basta chiedere all’assistente di mostrare i migliori ristoranti vicini alla propria posizione o con la più alta reputazione), l’Orologio e YouTube – Allo, come vedrete, possiede un player interno – e nemmeno giochi di piccolo calibro come Pac-Man, Solitario, il Cubo di Rubik o Tic-Tac-Toe: basta richiamarli in chat o avviare una conversazione diretta con il bot, ed il gioco è fatto. Allo inoltre si collega direttamente a Google Now, grazie al quale può avviare altre applicazioni ad un solo comando dell’utente.

#2 – Niente pubblicità su YouTube con Allo

Uno dei motivi che potrebbe spingere anche i più scettici ad utilizzare Allo come app di messaggistica è proprio il video player integrato che, invece di avviare la riproduzione del filmato all’interno dell’applicazione ufficiale, sfrutta il widget fluttuante di YouTube.

Una soluzione pratica da molteplici punti di vista: non soltanto rende più veloce l’operazione di visualizzazione – anche se non è possibile in questo modo aggiungere il video alle proprie playlist o interagire in alcun modo con la piattaforma ospite – ma permette anche di saltare le pubblicità in anteprima ai video ed al loro interno. Quale motivo migliore per scaricare Allo?

#3 – Rumor ed Easter Egg

Un altro lato sorprendente di Allo è dato dalla presenza di una fitta serie di piacevoli Easter Egg all’interno del Google Assistant, i quali spaziano dai grandi classici di Google Now a nuove sorprese: un patchwork che rende il bot di Google più umano e meno macchina.

Ma non solo Easter Egg: chiedendo infatti al Google Assistant “Make a GIF“, questi risponde che i suoi ingegneri vi sono al lavoro; nella speranza che non si tratti di una risposta automatica, possiamo presumere che in un prossimo futuro Allo dovrebbe permettere di inviare, caricare e forse persino creare GIF dalla fotocamera.

CONTRO

#1 – Promesse mancate sulla privacy

Allo, e Google con lui, non hanno certamente una buona reputazione all’interno del mondo delle app di chat in termini di privacy e rispetto dei dati personali: oltre infatti agli attacchi diretti di Edward Snowden, Allo dovrà scontare anche la riprovazione della community Android per il mancato rispetto degli accordi precedentemente assunti.

Allo rispetta la privacy?

Google aveva infatti promesso che tutte le conversazioni ospitate all’interno di Allo sarebbero state cancellate dopo un certo periodo di tempo ed archiviate nei server della casa di Mountain View in forma anonima, mentre gli ultimi dati segnalano una completa disattenzione delle aspettative: non si tratta solamente di un cambiamento che permetterà al Google Assistant di implementare più velocemente la coerenza delle “Risposte Rapide“, ma che darà ad Allo completo accesso alle conversazioni dell’utente. Così facendo, qualora le autorità ne facessero richiesta, Allo potrebbe fornire la chiave di entrata alle chat in quanto nè anonime nè crittografate.

#2 – Impreparazione

Nonostante sia piuttosto normale per un’app appena sbarcata su Google Play possedere evidenti lacune nel lato software, Allo presenta fin troppe mancanze perchè l’utente medio possa passarvi sopra senza porvi particolare attenzione o considerazione.

No, non sempre il numero fa la qualità

Niente supporto alle notifiche rapide di Android Nougat, nessuna integrazione con Android Wear, nessuna interfaccia web alla quale accedere da PC per la gestione delle conversazioni: sono solamente i lati negativi più evidenti di un’applicazione sviluppata non da una misconosciuta software house dell’Est Europa, ma dalla casa creatrice del sistema operativo stesso su cui è ospite e sul quale incontra le maggiori difficoltà. Comprendiamo la pressione esercitata dalla community per un rilascio anticipato e la necessità di battere sul tempo la concorrenza, ma alle volte la fretta è cattiva consigliera.

#3 – Limitazioni

Oltre dunque ad una vistosa impreparazione ed a pesanti interrogativi sulla privacy, Allo deve anche affrontare le limitazioni imposte dalla presenza di altre due app di chat complementari e che Google, ormai così sembra, non è in grado di gestire senza scontentare l’utenza.

You won’t say?

Se infatti il collegamento dell’account Google è funzionale unicamente ad una migliore indicizzazione delle risposte del Google Assistant e non permette la sincronizzazione delle conversazioni, è per via della presenza di Hangouts che si basa appunto sull’email Google e non sul numero di cellulare – fattore che comporta dunque la limitazione ad un solo account per utente. Allo stesso modo, Messenger (nè l’app per la gestione degli SMS elaborata da EvolveSMS nè l’app di chat di Facebook, ma l’applicazione dedicata ai messaggi di testo di Google) è probabilmente il classico elefante nella cristalleria che impedisce ad Allo di aggiungere il supporto agli SMS – che già aveva causato una faida interna tra Messenger stesso ed Hangouts.

Insomma, Allo è a dimostrazione più evidente che Google non sa che pesci pigliare: fondere Messenger ed Hangouts all’interno di Allo, lasciare la situazione allo stato attuale oppure implementare nuove funzionalità, affidando all’utente la scelta e la distribuzione delle preferenze.

Al contrario di Allo, Telegram prende la privacy anche troppo seriamente: parola di New York Times.

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