Nonostante si possa attribuire a Telegram il primato dell’introduzione dei Bot presso il grande pubblico, Messenger e Facebook saranno coloro che porteranno le aziende all’interno di quello che sempre più analisti cominciano a chiamare BotAgeddon, la Rivoluzione dei Bot: durante la conferenza annuale F8, Mark Zuckerberg ha annunciato l’implementazione di avanzate intelligenze artificiali della propria app di chat, le quali saranno in grado di interagire con l’utente e fornire contenuti che un semplice programma non sarebbe in grado di produrre.
Se infatti è palese che le grandi multinazionali hanno preso spunto dalle funzionalità dell’app di chat russa, le modalità in cui Facebook le ha applicate ai propri prodotti sono molto più professionali ed orientate ad un modello di business che Telegram ancora non possiede. Quali sono però nel dettaglio le differenze tra i bot Telegram ed i bot di Facebook?
Che cosa sono i bot?
I bot sono programmi, semplici o complessi, che agiscono in maniera autonoma o parzialmente autonoma riuscendo ad interagire con l’utente simulando la presenza di una persona reale. Praticamente ignorati sino ad un anno fa, è stato Telegram a portare all’attenzione delle multinazionali l’estremo interesse che un bot automatico può suscitare nell’utente medio, integrandoli nella propria app di chat e consentendo a tutti gli utenti di creare i propri bot (attualmente, ci sono bot che sviluppano altri bot).

Se Microsoft non si è posta di traverso mettendo a disposizione di tutti gli sviluppatori la propria Bot Platform (una piattaforma che consente di sviluppare bot per qualsiasi sito o applicazione che preveda una chat testuale, Telegram compreso), Facebook ha deciso invece di aumentare il proprio monopolio annunciando all’F8 (l’evento in cui l’azienda presenta le proprie novità per l’anno successivo) i bot di Messenger.
Radicalmente differenti rispetto a quelli presenti su Telegram, i bot di Messenger sono sviluppati all’interno di un’ottica di business orientata soprattutto a facilitare i rapporti tra aziende e consumatori: intelligenti, capaci ma molto più complicati da sviluppare, i bot di Messenger potrebbero sfondare nel settore aziendale e comunicativo.
#1 – Lo store dei bot Messenger
È noto che Telegram non possieda una directory che raccolga ogni bot, canale o gruppo presente sulla propria piattaforma, sia per via di una frammentazione causata dalla possibilità concessa a ciascun utente di creare il proprio servizio broadcast, sia a causa di un parziale disinteresse da parte del board dell’app stessa.

L’assenza di un catalogo Telegram non significa che non sia necessario: gli utenti si sono infatti organizzati autonomamente realizzando uno store internazionale affiancato da altri market locali, tra cui uno prettamente italiano (TelegramItalia, di cui potete scoprire tutte le informazioni nel nostro articolo d’approfondimento), e tutti stanno ottenendo un discreto successo.
I bot di Messenger però non subiranno lo stesso destino: Facebook lancerà infatti un Bot Store – non è ancora chiaro se verrà integrato in Messenger oppure all’interno di un’app dedicata – in cui ogni sviluppatore potrà posizionare il proprio bot mettendolo a disposizione dell’utenza. Una gestione centralizzata che conseguentemente consentirà a Facebook di controllare quali prodotti consentire e quali bloccare.
#2 – I template
Attualmente i bot di Telegram non integrano alcun tipo di interfaccia personalizzata: nonostante la rivoluzione degli inline bot abbia introdotto per la prima volta i comandi visuali – e che dunque consentono all’utente di interagire con la schermata senza digitare nella chat alcun comando – le emoticons ed i temi di Plus Messenger (comunque non ufficiali) rappresentano l’unico modo per gli sviluppatori di modificare l’aspetto della schermata di conversazione.

I bot di Messenger potranno contare sui template: non soltanto l’interfaccia, ma addirittura i singoli messaggi saranno personalizzabili ed inseribili in una cornice che la piattaforma di sviluppo metterà a disposizione rendendo i contenuti interattivi. Rimane naturalmente da capire sino a che punto questa personalizzazione sarà possibile e soprattutto quanto sarà funzionale all’esperienza utente.
#3 – Acquisti
Così come le altre differenze precedentemente illustrate tra i bot di Messenger ed i bot Telegram, anche il carattere commerciale dei bot è una possibilità a cui gli sviluppatori di Pavel Durov avevano già pensato molto tempo fa. Tra le FAQ di Telegram si può chiaramente leggere che, nel caso in cui le finanze private di Durov non fossero più in grado di sostenere il costo che una piattaforma sempre più in crescita come Telegram, allora verrebbe integrato un sistema di pagamento su cui poi ricavare piccole commissioni.

Messenger, che a differenza di Telegram non è un progetto filantropico ma un’azienda, ha immediatamente puntato sul business come prima fonte di reddito: le aziende potranno infatti sviluppare i propri bot, affiancandoli dall’intelligenza artificiale (vedi il punto #4) che aiuterà i clienti nella selezione del proprio prodotto, personalizzando il proprio ordine attraverso il dialogo e la selezione di opzioni visuali. Durante l’F8 Facebook ha messo alla prova Spring, un’AI che ha indossato i panni di una commessa virtuale assistendo la cliente nella scelta di un paio di scarpe, modificandone il numero e la taglia utilizzando anche espressioni colloquiali ed anche un poco approssimative.
Naturalmente bisognerà poi verificare l’applicabilità dell’algoritmo e soprattutto quanto questa AI sia davvero così intelligente come mostrato durante l’evento.
#4 – L’intelligenza artificiale
I bot Telegram sono sviluppati da utenti per utenti: nonostante l’open source sia la maggior fortuna di Telegram così come di Android e di molti altri progetti nati dal nulla e sviluppatisi proprio grazie al sostegno dell’utenza, è al contempo anche il suo maggiore limite, in quanto ogni bot è limitato alle capacità di sviluppo del singolo programmatore per via dell’assenza di un’assistente virtuale precostituita.

Stando a quello che traspare sia dai risultati della conferenza sia dalle anticipazioni precedenti, i bot di Messenger potranno sempre fare affidamento su M, l’assistente virtuale di Facebook che è già stato integrato con sufficiente successo in un chatbot della KLM, la compagnia di volo. M è estremamente intelligente e può diventare la base per la costituzione di realtà ancora più complesse come Poncho, un bot in grado di simulare ironia e sarcasmo, il già citato Spring e molti altri ancora. O, almeno questo è ciò che Facebook tenta di farci credere dato che già in rete appaiono i primi articoli che provano quanto i bot di Facebook siano lenti, stupidi e scomodi (ma d’altra parte “avevano detto lo stesso dell’automobile”, nonostante quest’espressione venga utilizzata per qualsiasi invenzione tecnologica negli ultimi cinque anni a questa parte).
Ciò naturalmente non implica che in futuro i bot Telegram non possiederanno dalla loro parte un’AI altrettanto solida, o che piuttosto puntino ad un modello differente ma persino migliore (il parallelo, nello scontro tra Messenger e Telegram, a Siri e Google Now è istintivo).
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