Smettetela di recensire Move to iOS, per favore – EDIToriale

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Una magra figura. Non riesco ad elaborare altra riflessione riguardo la reazione che la community Android ha dimostrato nei confronti della prima applicazione Apple pubblicata su Google Play.

Un carnevale di maschere grottesche è infatti andato in scena nella sezione delle recensioni di Move to iOS, un triste spettacolo che non ha fatto altro che confermare i peggiori stereotipi e luoghi comuni riguardo gli utenti del sistema operativo di Google, oltre a scatenare un astio rancoroso nei confronti della casa di Cupertino che io non concepisco nè tantomeno capisco.

Se si trattasse infatti di una pioggia di critiche basate su dati incontrovertibili, come difetti di programmazione, bug o lag fastidiosi allora non potrei che sorridere con malcelato scherno al goffo tentativo di Apple di introdurre una backdoor verso iOS direttamente nel cuore di Android, ossia il suo market di applicazioni. Ma si tratta di tutt’altro.

Che cos’è Move to iOS

Move to iOS, il pomo (anche se il termine più corretto in questo caso sarebbe stato “mela”) della discordia, è un’applicazione che la casa di produzione Apple ha pubblicato pochi giorni fa su Google Play; l’importanza dell’avvenimento non è da sottovalutare, poichè la presenza di un’app di Cupertino nel market di Android non era certo una mossa scontata, nè prevista.

Move to iOS recensioni 5
Move to iOS su Google Play

In verità non c’è molto da dire su quest’applicazione: Move to iOS è infatti dedicata al trasferimento dei dati dal proprio, vecchio dispositivo Android al nuovo iPhone, per permettere di mantenere i contenuti della rubrica, degli account Google, del dialer, del browser e dei messaggi invariati nonostante il cambiamento di device e, soprattutto, di sistema operativo. Si tratta di un’app come tante altre sono già state pubblicate in precedenza, e anzi non credo di cadere nel torto nell’affermare che praticamente ogni produttore ha presto o tardi creato uno strumento simile per facilitare il passaggio tra smartphone.

La quaestio

Nonostante la scelta della mela morsicata sia potuta e possa ancora adesso apparire come del tutto legittima, sicuramente c’è stata della malizia, da parte di Apple, nel pubblicare come prima applicazione un tool per facilitare lo switch da Android ad iOS.

Parlando a livello personale non fatico ad ammettere che Move to iOS è l’ultima app che mi sarei aspettato di vedere nelle vesti di primo ambasciatore della casa di Cupertino nel Play Store, ma allo stato attuale non me ne sorprendo affatto: smargiasseria e sopravvalutazione di sè, con anche un pizzico abbondante di narcisismo, sono gli ingredienti con i quali vengono conditi ogni spot, ogni pubblicità, ogni mossa a livello mediatico che Apple compie, non solo come produttore ma anche come sviluppatore di un sistema operativo primo concorrente di Android.

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“Patriottismo, nazionalismo e razzismo stanno fra di loro come la salute, la nevrosi e la pazzia” (U. Saba)

La pubblicazione dunque di Move to iOS è chiaramente una provocazione, un amo lanciato diritto nel mare della community del sistema operativo di Google e di Google stessa; Apple sa benissimo che così come la propria fan-base più isterica conta più decerebrati incapaci di notare la follia nascosta dietro i 99$ di un pennino che esseri senzienti, allo stesso modo quella Android non brilla certo per self-control e tolleranza. Un blob mostruoso formato da rancorosi fan-boy e highlander del terzo millennio si è lanciato di peso sopra Move to iOS, investendolo in pieno; ma il dato che sorprenderà un po’ tutti è che l’applicazione, nonostante il pietoso punteggio di 1,8 stelle, è rimasta salda nelle sue posizioni.

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“Il mondo è fatto per la maggior parte di bricconi e furfanti” (Duca di Buckingham)

Move to iOS non poteva infatti avere un megafono mediatico più forte: un debutto sotto i riflettori di Apple come sviluppatore di applicazioni per Android – non penserete mica che si fermi a Move to iOS per quattro recensioni negative, vero? Mentre Google non ha mai avuto problemi nel pubblicare i collegamenti ai propri servizi e alle Google App anche su iOS, mai si era vista un’applicazione targata made in Cupertino giungere su Google Play; non certo un’ammissione di sconfitta e un omaggio al vincitore, così come vorrebbero vederla certi irriducibili galli utenti Android, ma piuttosto un guanto di sfida.

Apple sta infatti rompendo molti dei suoi tabù da quando Steve Jobs è scomparso, a partire dall’iPhone 6 Plus a finire con il sopracitato pennino; Tim Cook sa che le regole del gioco sono cambiate e continuano a mutare, il mercato è più fluido, ormai chiunque può permettersi di produrre smartphone e nel suo piccolo anche di innovare, e di certo è conscio di non possedere lo stesso carisma di Steve Jobs, il quale poteva permettersi le sue piccole manie che rendevano la casa di Cupertino un mondo sulla Luna, a parte. La pubblicazione di un’app Android è un’invasione di campo: se il trend continuasse probabilmente ci ritroveremo ad essere abbonati ad Apple Music ma a lanciarne l’app con Google Now on Tap, e chissà quali altre aberrazioni.

La partita è appena cominciata.

Caro utente Android

Infine, due parole per te, community Android: hai dato una pessima prova di te stessa, ti sei coperta di ridicolo e soprattutto non hai fatto altro che dare pubblicità ad un’app che, se fosse rimasta nell’indifferenza più totale, forse avrebbe subito più danni di quanti tu abbia sperato di infliggerle con questa – alquanto patetica – shit-storm, concetto di battaglia mediatica più vicina al mondo di YouTube e delle Facebook-star (ciò che di peggio Internet abbia mai prodotto, forse anche peggiori dei meme sull’11 settembre) che ad un universo relativamente tranquillo come quello di Android.

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“Io pretendo tre cose in un uomo: deve essere simpatico, spietato e stupido” (Dorothy Parker)

Mi è bastato dare un’occhiata a qualche recensione per ridere, e successivamente piangere, della stupidità dimostrata: intolleranza, rabbia (rabbia? Un iPhone ha mai ucciso la madre di qualcuno?) e ma soprattutto accuse ridicole; piuttosto che insultare Apple, perchè non motivare una bassa valutazione per l’incompatibilità di Move to iOS con gran parte degli smartphone in circolazione, o per via dell’assoluta mancanza di Material Design?

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“Chi è bello è permaloso, chi è brutto è dispettoso” (Proverbio)

Non che quelli che hanno dato cinque stelle per ripicca abbiano fatto miglior figura, naturalmente.

Tutte queste righe per ribadire un semplice concetto, che in fondo si trova già chiaramente espresso nel titolo di questo EDIToriale: smettetela di recensire Move to iOS! Ignoratela, deridetela, stampatene un’effige e bruciatela, ma dovete piantarla di continuare a pubblicare recensioni negativamente stupide.

Se vi è piaciuta questa mia piccola riflessione, vi invito a leggere Perchè Google non chiuderà Google+ (ed altre leggende), in cui spiego, dati alla mano, perchè la casa di Mountain View non abbia alcuna intenzione di chiudere il suo social network.

Se poi vi ha convinto, vi invito caldamente a condividere questo EDIToriale sui social network; se avete qualche domanda, contestazione o perplessità da rivolgermi in merito a questo EDIToriale, lasciate pure il vostro pensiero nella barra dei commenti qui sotto, oppure inviatemi un’email all’indirizzo [email protected]! E non dimenticatevi di seguirmi in uno dei miei profili social e di iscrivervi alla newsletter di AppElmo!

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