Android vieta la bandiera confederata: la vittoria dell’Ignoranza – EDIToriale
Nonostante l’EDIToriale di questa settimana dovesse riguardare Clean Master (e che comunque provvederò a pubblicare la settimana prossima), mi trovo a scrivere di getto quest’articolo per via di un fatto di cui ho appreso notizia solamente questa mattina, e che mi ha lasciato alquanto interdetto, se non amareggiato.
È ampiamente risaputo che gli Stati Uniti d’America stanno vivendo in questi ultimi mesi – se non anni – una fortissima ondata di odio razziale che pare percorrere tutte le categorie sociali e che coinvolge principalmente due schieramenti: da una parte la popolazione afroamericana, di estrazione sociale medio-bassa ed emarginata alle periferie delle città, dall’altra i poliziotti e le forze dell’ordine che, molto più che gli iconici texani armati di fucile ed occhiali da sole che la cultura dello stereotipo ci ha trasmesso, si sono resi protagonisti di violente uccisioni di ragazzi neri.
Naturalmente non approfondirò la faccenda, dato che AppElmo non è nè un sito di news nè di attualità politica, e difatti questo argomento non sarebbe mai entrato a fare parte del sito se non fosse stata per la scelta, da parte di Google, Amazon e decine di altri siti e catene di negozi online e di e-commerce, di vietare la vendita e l’utilizzo della bandiera confederata, ritenuta nel Nord America simbolo dell’oppressione bianca sulla comunità nera e di centinaia di anni di schiavitù.
La diretta conseguenza per noi utenti Android (ma anche iOS, dato che Apple non è stata da meno) è stata la scomparsa da Google Play di decine di applicazioni e giochi che facevano uso della bandiera sudista, ma il ban non è stato calibrato: app che inneggiavano al ritorno della Confederazione degli Stati del Sud (qualora ve ne fossero state) ma anche giochi di strategia rievocativi della Guerra di Secessione, così come app educative, wallpaper ed icon pack (così come riportano i nostri amici di Tutto Android) sono stati oggetto dell’espulsione.
Non so dunque se rendo bene la gravità della situazione: applicazioni e giochi (non ho dati specifici su cui fare una stima, ma certamente non si fermano alle poche unità) sono state rimosse dallo store di Android unicamente con l’accusa di possedere la bandiera confederata tra gli elementi dei propri contenuti. Non solo quindi il lavoro di uno sviluppatore che aveva dedicato tempo, denaro ed impegno ad un gioco rievocativo della storia americana – per esempio – viene gettato all’aria, ma Google stesso dimostra in questo modo di prendere parte, di petto, ad una generalista damnatio memoriae di un elemento storiografico (la bandiera degli Stati del Sud) che, seppure nella gravità del contesto in cui è stato coinvolto, accomuna nella strage di cui è oggetto vittime completamente innocenti.
Quest’espulsione di massa dal Play Store è stata gestita nei fatti in maniera grossolana, approssimativa per non dire disastrosa: non c’è stato alcun criterio con il quale compiere una cernita delle applicazioni che davvero facevano uso della bandiera confederata come veicolo di ideologie razzistiche, separandole in tal modo dalle app di carattere storiografico, educativo o rievocativo ma, come in una novella Notte di San Bartolomeo, facendosi travolgere dallo sdegno profondo che il Paese americano sta esprimendo con forza, la casa di Mountain View ha proceduto con la rimozione indiscriminata di qualsiasi app ne riportasse il seppur minimo lembo di stoffa.

Sull’App Store, dove la reazione è stata similare se non addirittura più decisa, Game Labs, la casa sviluppatrice di Ultimate General: Gettysburg, che insieme a Civil War rappresentano le vittime più famose, ha riportato pubblicamente che non modificherà alcun contenuto del proprio gioco per poi riproporlo alle decisioni dei censori di Cupertino (cosa che invece farà HexWar Games): la Storia non può essere modificata perchè risulti più gradevole al palato dei contemporanei, e così come Spielberg non ha mai cercato di rendere “Schindler’s List” più appetibile addolcendone i contenuti, così non farà Game Labs, lasciando che Ultimate General: Gettysburg venga rimosso dall’App Store.
“We can’t change history, but we can change the future” – Maxim Zasov, portavoce di Game Labs
Una reazione, quella delle major, che ci si sarebbe potuti aspettare in un’Italia perbenista e che invece trascina tra le sue rapide le major più importanti del settore tecnologico e del commercio, abituate da decenni di accordi con i regimi più oscurantisti e dittatoriali del pianeta e che all’improvviso riscoprono la propria moralità perduta, probabilmente dimenticata tra un portafogli azionari ed una join-venture.

Inoltre anche le stesse modalità con le quali Google ha provveduto a comunicare i nuovi cambiamenti in tema di politica aziendale in materia di applicazioni agli sviluppatori: noi di AppElmo, che rientriamo nella categoria di Android Developers per aver pubblicato un’app nel Play Store, abbiamo ricevuto un’email nella giornata di mercoledì che ci avvisava dell’aggiunta, all’interno del paragrafo “Norme del programma di Google Play agli sviluppatori“, della voce Eventi Sensibili, per i quali
“Sono vietati i contenuti che potrebbero essere considerati privi della dovuta sensibilità nei confronti di calamità naturali, atrocità, conflitti, decessi o altri eventi tragici oppure i contenuti che sfruttano tali eventi”
(potete visionare la pagina a QUESTO link), un dettaglio che mai ci avrebbe fatto presupporre un’epurazione di simile portata. Un paragrafo simile ci lascia presupporre il peggio qualora (e Dio non voglia) una fazione di estrema destra dovesse rendersi protagonista di un attentato particolarmente cruento: non vennero rimosse le applicazioni a tema islamico dopo l’attentato a Charlie Hebdo, ci auguriamo non accada anche a quelle contenenti la bandiera nazista, altrimenti saremmo costretti a fare a meno di giochi di qualità come Frontline Commando: WW2 o Strategy & Tactics: WW II.
Senza contare che, come riporta la CNN, la bandiera confederata messa al bando non è nemmeno la vera bandiera degli Stati Secessionisti del Sud, ma una rivisitazione successiva. Dunque, di cosa stiamo parlando?
Se volete dire la vostra o contattarmi privatamente, potete lasciare un commento qui sotto oppure scrivermi a [email protected] o a @guglielmocrottibot.